Lettori fissi

domenica 14 giugno 2020

Non so se voglio dirlo - 9

Ora che tutto è finito, posso provare a confessarlo, almeno a me stesso. Quasi una colpa di cui vergognarmi, ma di cui spero arrivi presto anche una benefica assoluzione. 
Era cominciato così, uno scherzo, una voglia di parlare, di raccontare, di conoscere qualcuno con cui comunicare. Una chat, adesso che va tanto di moda. Volevo farlo anch'io, e così, l’ho intercettata senza sapere nemmeno come, anzi, adesso che ci penso, sarebbe più corretto dire che sono stato io la preda, sono caduto nella sua rete tesa ad arte, ed ho abboccato come un allocco. 
Comunque sia, mi sono ritrovato a vivere per un periodo intenso una storia come d’amore. Dico quasi perché non si è sviluppata in molte direzioni, nel senso che non tutto me stesso è rimasto coinvolto in questa avventura. 
Ma tant’è, posso definirla in un certo senso una storia d’amore, ed ora che è finita, anche la durata non mi è del tutto nota, non so quando esattamente tutto è cominciato, so solo che adesso che è finita, posso tranquillamente dire che tutti questi sforzi erano rivolti essenzialmente verso una direzione ben precisa: volevo sperimentare un rapporto sessuale con lei, che per me rappresentava una novità assoluta, non solo fare sesso con una donna decisamente più giovane di me, ma per di più con una alla sua prima esperienza. 
Mi eccitava doppiamente l’idea, ed ogni mio tentativo era diretto esclusivamente a questo. L’ho capito subito, dopo poche settimane, non avevo altro fine se non fare l’amore con lei. 
Per questo, quando, passati alcuni mesi, la situazione non si sbloccava in nessun modo, ma anzi ristagnava sempre più stancamente, ho cominciato ad annoiarmi, non mi bastavano le parole, non erano più sufficienti le tante carinerie che con sempre più tenerezza mi elargiva. Avevo bisogno d’altro e glielo feci capire. 
Non ricordo se glielo dissi esplicitamente, ma lei, Anna, o Chiara, non ho ancora deciso come battezzarla, ma so già che, a causa dell’eterna incertezza che mi caratterizza, alla fine sceglierò di chiamarla Anna Chiara, cioè, due in una, lei aveva intuito tutto fin da subito. E me lo disse anche, che non solo non era pronta, ma che non era per nulla interessata alla cosa. 
Ed io, cosa potevo fare a quel punto? Non so gestire queste situazioni, non sono il tipo che certe cose le tira per le lunghe, ed allora, mi sono inventato una scusa, non ricordo, e la mollai di botto, senza farmi sentire più. 
Tra le altre cose, mi sono rimaste le corrispondenze, le mie audaci scritture, le sue straordinarie parole, che nessuna donna mi aveva rivolto prima, non allo stesso modo. Me le rileggo spesso, ci ritorno di continuo, non so se con un senso di rammarico, di cosa perduta, qualcosa che non ho saputo apprezzare e che forse non potrò più riavere, oppure, come un’opportunità, una sfida, di fare sempre meglio, di richiedere a me stesso uno sforzo superiore, per superarmi negli esercizi di scrittura, per ottenere da lei quello che non mi ha voluto donare. 
Non so, vivo ancora in questa illusione, non tutto è perso per me, una flebile speranza mi tiene ancora legato, e vorrei coltivarla, a costo di perdere tutto, anche il passato, anche il ricordo dei giorni in cui ci siamo amati.
Però, ecco, ritorna ancora l’incertezza, non so se voglio farlo, non so se voglio dirlo, le cose che avrei voluto fare con lei, che ho fantasticato di fare, quelle che mi illudo di poter fare. 
Non so se posso permettermi ancora una simile speranza. È passato così tanto tempo, almeno così mi sembra, ho anche cambiato mondo, almeno così mi sembra, adesso lo vedo, mi rendo conto di tutto quello che è stato, sì, sono consapevole che ho perso una buona occasione, e non so se ne avrò altre. 
Di pensieri, sento di averne ancora tanti, ma è difficile ricominciare. Sono stanco, il peso degli anni comincia a farsi sentire. Non posso farci niente, però mi piacerebbe dire un’altra volta però, per chiarire che le cose non fatte non sono non fatte per sempre, e sentire di poter cambiare il corso della storia, semplicemente intervenendo sul nastro dei ricordi, sovrapponendo immagini non mie ai fotogrammi di un passato che non voglio più accettare, da tempo ormai, non so nemmeno da quando.
So solo che vorrei non essere più quello che sono stato, ma anche non essere stato quello che sono stato, ed è già un buon punto di partenza, perché così potrò avere le idee chiare, sulla direzione da prendere e il mezzo più comodo per arrivarci. Almeno così mi sembra, almeno così sembra, perché le idee chiare, non so se le abbia mai avute. 
Annaspo, mi piace questo verbo, annaspo come al buio, senza una meta, fino a quando, a forza di girare, mi convinco, così mi sembra, di aver trovato un senso, anche se poi, ben presto non mi sembra più.

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