Lettori fissi

venerdì 10 luglio 2020

Non so se voglio dirlo - 17

Con lei è di storie che mi piace parlare, è più facile, di quelle che noi due amiamo leggere e su cui spesso ci troviamo d’accordo, nel senso che abbiamo delle preferenze comuni, scrittori conosciuti da entrambi, e ammirati, e incontrati anche di persona, romanzi già letti, letture che ritornano, e non solo per motivi di studio, anche per il piacere di approfondire la conoscenza di un autore, e capita di parlarne spesso, di scambiare opinioni, parlo volentieri di queste cose con lei, ormai la conosco anche in questo aspetto.
Ma devo continuare a parlare ancora di lei?, vorrei liberarmene, non so, forse non era questo il motivo per cui mi ero messo a scrivere, Ah è così?, allora dillo, vorresti liberarti di me?, ammettilo, una volta tanto, che non vuoi stare più con me, che ti sei stancato, che non sei capace di reggere più questa situazione, anche a me succede a volte, cosa credi, ma cerco di superarle queste incertezze, questi dubbi, che vorrei cancellare per sempre dalla mia vita, lo faccio perché ti voglio bene, accetto tutto perché ti amo, perché non voglio farti male, perché non potrei vivere senza te,

martedì 7 luglio 2020

Non so se voglio dirlo - 16


Non ho alcun passato da difendere
Non ho alcun passato di cui vantarmi
Non ho alcun passato di cui andare orgoglioso
Non ho alcun passato di cui decantare la grandezza
Non ho alcun passato di cui raccontare imprese clamorose. 
Non ho alcun passato di cui raccontare gesta gloriose, ma neanche semplici.
È che vorrei riuscire a smetterla di lamentarmi di continuo, di piangermi addosso, di elargire noiosi reportage dal profondo del mio io malato. 
Vorrei uscire da me stesso, diventare un altro, l’ho già detto? Fa niente, lo ripeto, devo continuare a ripetermelo, fino a convincermene, forse così facendo le cose andranno meglio. 
Allora, c’è una ragazza che vorrei amare, anzi no, che avrei voluto, anche se non so come, o forse ognuno ama a modo suo, e va bene lo stesso, nella misura in cui sta bene, cioè è soddisfatto del rapporto che ha instaurato.
Poi c’è anche un amico, ma non so se voglio parlarne, se è il momento, cioè, di introdurre un altro personaggio. Mi capita spesso di sbagliare, però, c’è questo amico, una di quelle persone che non c’è bisogno di ricordare, tanto, si sa che non potrà mai uscire dalla tua vita, in nessun caso, ed invece a me è successo.
Non so che fine abbia fatto, ne ho perso le tracce da tempo immemorabile, non mi sono curato di contattarlo, di cercarlo. Ora è lontano, non solo fisicamente, lontano come mai avrei pensato fosse possibile, forse non c’è più, non sono del tutto sicuro di riconoscerlo, intendo dire se dovessi imbattermi casualmente in lui. 
Del resto, non riconoscerei me stesso da giovane, me stesso più giovane, non sarebbe dunque una gran colpa se non riconoscessi lui, nonostante tutto. Comunque, ci sono questi due personaggi, che da soli potrebbero tenermi impegnato per tanto tempo, se solo mi mettessi all'opera con convinzione. 
A lei, ad esempio, vorrei, anzi no, dovrei insegnare a far l’amore. È ancora giovane, forse troppo giovane, devo dirlo?, mi piacerebbe che davvero fosse vergine, ma non ho niente da insegnare a nessuno, figuriamoci ad una come lei.
Comincio sempre così, Cara, non ho nulla da darti, non devi aspettarti niente da me. Sembra funzionare, il più delle volte queste poche parole provocano una reazione immediata. 
Ma cosa dici? Non immagini nemmeno quanto sei importante per me. Ed in effetti, detto tra noi, è anche vero, che oltre queste premesse non riesco ad andare, ma comunque, cose così, me le hanno dette in tante, e anche lei non si è sottratta a questo copione. Dovrei averlo imparato bene, ed effettivamente è così, lo ripeto anche con lei, questo giochino, e inevitabilmente ci casca, subito, non mi sfugge niente, una parte più che collaudata, non rappresenta alcuna novità, non mi aspetto sorprese, tutto già scritto, ma forse così è fin troppo facile, ci vorrebbe qualcosa per confutare vecchie credenze ruvidamente incistate fin dentro l’anima, per ravvedermi di tutti gli errori commessi, più o meno gravi, per prendere coscienza una volta per tutte delle mie incapacità, perché, in fondo, cosa potrei insegnarle?, non saprei proprio, nemmeno da dove iniziare, ora che ci penso non ci ho mai pensato, mai fatto un piano, forse non possiedo neanche gli strumenti adatti, se ce ne sono, eppure, le troverò, le ritroverò tutte le parole che mi ha rivolto, ogni volta che le ripetevo le solite litanie, non dovrebbe essere difficile distinguerle nel confuso mondo che mi sono creato, come per mettere le mani avanti, Non posso darti niente, uno dei tanti modi per palesare la mia inveterata incapacità di assumermi delle responsabilità, anche in questo caso, anche in queste cose, che dovrebbero essere piacevoli, nel senso che potrebbero apportare una discreta dose di piacere, le ripescherò quelle parole, dal fondo dei mille e più discorsi che ho continuato a fare con me stesso, da epoche antichissime, me ne ha dette tantissime di cose belle, di parole che ho conservato nel cuore, nelle parti più intime del cuore, che mi hanno tenuto compagnia nei momenti difficili, e che hanno sostenuto il mio pressoché inesistente senso di autostima, soprattutto quando raggiungeva livelli inaccettabili, ed erano dolori, stavo male veramente, invece, bastavano poche sue battute ed il mondo riprendeva a girare nel verso giusto.
Ma forse tutto andrà meglio quando mi arrenderò all'evidenza e mi dedicherò esclusivamente alla diaristica, non sono portato per la finzione, non riesco a costruire fantasie, sono troppo attaccato, forse avvinghiato, al mio mondo per poter volare e prendere coscienza di quest’altra incapacità è una mazzata che non potrei reggere.

sabato 4 luglio 2020

Non so se voglio dirlo - 15

Però, quando prima avevo detto che una delle cose che non sono capace di fare era cominciare, forse non sono stato del tutto sincero, o preciso, perché, di inizi ne ho avuti tanti, di incipit scritti tantissimi. È il proseguimento che è  mancato, ma forse è anche una questione di tempo, ed io non so gestirlo bene, il mio tempo, quello rimasto ormai è poco, e si riduce sempre più, ma forse l’ho già detto, e quello trascorso, beh, ormai posso farci poco, e penso di non essere stato capace di ritagliarmi un momento, o anche più, per le mie storie. 
Però adesso mi piacerebbe prendere un impegno e soprattutto mantenerlo, ho fiducia che possa riuscirci. Sono le buone intenzioni, i propositi, che il più delle volte invece svaniscono, ma questa volta, ho come la sensazione di aver trovato la formula giusta per portare a termine un progetto con successo. Non voglio dire con soddisfazione, ma almeno concludere in qualche modo un percorso, uno dei tanti intrapresi.
Ho accumulato tanto materiale, si tratta solo di organizzarlo, anche se non sarà un lavoro semplice, lo so, e quella risposta, che ho atteso con impazienza quella sera  in pizzeria, alla fine è arrivata, sotto forma di altre sue domande, con tanta esitazione, con tanto pudore, che però è riuscita inaspettatamente a trasformare, anche se non senza difficoltà, in una serie di battute tra il brillante e qualcosa che celava una voglia di svelarsi a me con una certa disinvoltura, senza vergogna. 
Anticosa?, eh?, mi sa che non ho capito bene, davvero me lo stai chiedendo?, qui poi?, in una pizzeria?, ma ti sembra il luogo?, anticoncezionali? La gente quando non sa di cosa parlare, parla del tempo, non chiede quali anticoncezionali usa. A volte fai domande davvero inopportune, soprattutto ad una ragazza. Ma poi, da cosa sorge questa domanda?
Non la capiva questa curiosità improvvisa, o forse la capiva bene, insomma non era una curiosità generica, c’era una porta, un lucchetto, non lo diceva facilmente, non si esponeva mai, magari lo lasciava intuire, lo faceva capire, insomma, in parte aveva paura di sembrare strana, È strana una ragazza della mia età che non ha avuto ancora esperienze importanti?, aveva paura di quelle domande, eh sì, perché lo sa che se avesse detto la verità, quella verità, avrebbe suscitato una certa curiosità, sarebbero iniziate altre domande, e si sarebbe trovata in difficoltà, come se avesse dovuto convincerlo, come era successo in passato con altri. 
Conosce il dolore che provoca quel sorriso che spunta all'improvviso, quella risata a mezza bocca quando cerca di spiegare i possibili motivi, quello che pensa, quello che crede, e le paure che vive. Conosceva già quel senso di inadeguatezza, e aveva paura, ma sperava anche che lui l’avrebbe capita, che non avrebbe fatto niente per metterla in imbarazzo, ma che fare?, parlare? dire la verità?, così nuda e cruda?, Sono ancora vergine, non ho mai fatto l’amore, oppure girarci intorno, lasciarla intuire?, Non ho molta esperienza in questioni di sesso, ma poi lì, in quel bar?, con tutta quella gente? No, non era così, non poteva essere in quel posto, doveva essere in un luogo aperto, dove avrebbe avuto la possibilità di scappare con lo sguardo, da quegli occhi che le facevano tante domande, che restavano lì increduli, come se conoscessero già le cose che le orecchie stavano ascoltando. 
Sì, sarebbe stato dopo, per strada, passeggiando, rompendo quel silenzio che lei aveva contribuito a creare, perché insomma quella domanda non era delle più facili, non per una come lei. Gli avrebbe preso la mano, gli si sarebbe stretta al braccio e l’avrebbe detto, che il suo anticoncezionale erano venticinque anni di pace assoluta, sì, insomma, che non si era fidata di nessuno, non era stata con nessuno mai, Ma perché me l’hai chiesto?, a cosa ti serve saperlo?, ma poi perché in quel modo?
Usare due o più punti di sospensione, o interrogativi ed esclamativi può dare meglio l’idea della sua meraviglia, dello stupore, della sorpresa, un po’ come usare svariati sinonimi per esprimere uno stesso concetto. È una tecnica che serve a rafforzare una convinzione, o anche un dubbio. 
Erano questi i pensieri che mi venivano in mente a sentirla parlare così, non stavo badando alle parole che aveva appena finito di pronunciare, ci avrei pensato più avanti. Erano altre le cose che mi interessavano, succede sempre così, col risultato che perdo occasioni. Ma non so fare diversamente, mi eccitano taluni riferimenti alle tecniche narrative, al punto da perdere di vista ciò che mi sta davanti, e così era scomparsa come nel nulla. Mi stavo perdendo dietro a teoremi che non avevano alcun contatto con la realtà, e lei intanto non c’era più. Non sapevo cosa voleva comunicarmi, non avevo colto i messaggi che mi aveva, anche abbastanza esplicitamente, lo capisco solo adesso, trasmesso.

giovedì 2 luglio 2020

Non so se voglio dirlo - 14

Ecco, storie come queste ritornano con insistenza a tempestarmi la vita, in ogni occasione, in ogni momento, forse perché non sono consapevole dei miei anni, non più. Cioè, non sono all'altezza dell’età che devo avere. 
Inadeguatezza esistenziale, così la definisco, e in quest’espressione ci sta tutto. C’è molto, sicuramente, molte delle incapacità e insicurezze, e forse un po’ dei miei rammarichi ed anche qualche rimorso. 
Il rimorso, lo dice la parola stessa, è qualcosa che morde, morde dentro, anche più di una volta, anche a distanza di molto tempo da quando è successo, o non è successo, l’evento che l’ha originato. È qualcosa che ritorna, periodicamente. Ma si può definire lo stesso rimorso, anche se non si conosce la causa? In ogni caso, quella cosa, comunque la si voglia chiamare, ogni tanto mi sembra di avvertirla. Forse è l’aver intrapreso una strada sbagliata, ma dell’errore ci si accorge sempre dopo, e allora? 
Potessi volgermi al passato, avessi la capacità di cambiare il corso della storia, adesso scriverei altro, sempre riguardante la mia persona, sia chiaro, perché di andare oltre, davvero non mi riesce, è più forte di me, non so fare altro che ripescare episodi già vissuti, a volte malamente vissuti, ma sempre miei. È il limite più grande della mia scrittura, a cui non riesco a sottrarmi. Mi difetta, e tanto, la capacità di immaginare, e quindi vado avanti così, ho deciso. 
Vorrei continuarla questa storia, che mi sta facendo compagnia, è diventata presente, a volte anche pressante, me la ritrovo di continuo, nelle pagine che leggo, nelle cose che vedo, nelle persone che incontro. È una responsabilità, la sento, che non posso delegare a nessuno, né, peggio ancora, trascurare. 
La storia che sto vivendo mi ricorda tanto quel giochino il cui scopo è prendersi cura di un personaggio o anche di un elemento del mondo virtuale, ad esempio un affettuoso animaletto, che bisogna accudire ed alimentare, che ha bisogno di essere nutrito. Entriamo talmente tanto in sintonia con questa dimensione che ogni giorno dobbiamo ricordarci di comprare qualcosa, di dargli da mangiare, rispettando rigidi orari, e  ferree abitudini alimentari, ma anche altre necessità vitali, le esigenze fisiologiche, se è un cagnolino portarlo a spasso per soddisfare i bisogni corporali, ed insomma trattarlo come se fosse presente, come se fosse con noi, uno di noi, perché se solo una volta ci dimentichiamo di lui, rischia di fare una brutta fine. Sentiamo, in definitiva, una certa responsabilità nei suoi confronti, non lo abbandoneremmo per nessuna ragione. 
Lo stesso vale se anziché con un animale ci troviamo ad avere a che fare con una pianta, oppure con un intero giardino. Dobbiamo ricordarci di essere sempre puntuali, e mantenerlo pulito, liberarlo delle erbacce infestanti, innaffiare i fiori, insomma trattarlo come se fosse una parte di mondo che ci appartiene, in cui anche noi viviamo.
Ecco, il rapporto con questa donna, che da qualche parte esiste, mi fa pensare esattamente a un Tamagotchi. La differenza è che so, e ne sono certo, so che lei esiste, è vera, è fatta di carne ed ossa, e soprattutto vive dei sentimenti, ed ha un cuore ed anche un cervello, e non è poca la differenza, anche se, a lungo andare, l’abitudine a pensarla e a saperla lontana fisicamente da me, mi porta a concepirla più come un essere virtuale, esattamente come uno di quei soggetti a cui ho accennato prima, che come una persona vera. Sta proprio qui il limite di questa operazione, in cui sono coinvolto da tempo, e che mi impedisce di continuare così. 
Ho bisogno di uno scatto in avanti, sapere che lei c’è, che esiste davvero e non poter avere con lei un rapporto diverso da quello che resta fermo tra le righe di una finzione, mi porta a pensare che le cose non potranno durare a lungo ancora così, che è necessario che faccia delle scelte, che prenda delle decisioni, che possono essere dolorose, ma anche necessarie, per me ed anche per lei. A meno che la storia che sto vivendo, che stiamo vivendo, non trovi uno sbocco in qualcosa che potrà dare ad entrambi delle soddisfazioni e, dopo aver a lungo riflettuto, la soluzione è quella di farla diventare, di farci diventare, i due personaggi di primo piano della storia che insieme stiamo provando a scrivere e che, a ben vedere, abbiamo anche già cominciato a fare, perché ho in mente di utilizzare buona parte delle cose che ci siamo scambiate, nel corso di tante corrispondenze, per scrivere quel romanzo che ritengo potrà farci stare bene e che considero l’unico modo perché il nostro rapporto possa continuare.
Ho solo bisogno di sapere qualcosa in più di lei, che però non sempre è disposta a raccontare. Vorrei che mi spiegasse, ad esempio, cosa sente quando dice di avere freddo, come l’assale il sonno così presto la notte, e quale vantaggio pensa di poter ottenere da un abbraccio a distanza. 
Oppure cosa pensa di poter ricavare da un bacio, se solo fossi là insieme a lei, e se il sangue comincia a circolare più rapidamente, a ribollire, quando mi avvicino e la stringo dolcemente a me, dove vuole sentire il calore delle mie mani, la pressione delle dita, vorrei sapere se mi vuole veramente accanto a sé la notte, se vuole che la prenda in braccio e la adagi piano sul letto, quando mi chiama per essere riscaldata, quando mi dice che ha bisogno di tenerezze per addormentarsi, del bacio della buonanotte, di un po’ di amore. 
Vorrei che mi dicesse di cosa è fatto il dolore profondo che sente per non avermi al suo fianco, che mi chiarisse la tristezza che avverto nei suoi occhi, in quel suo sguardo che intravedo nelle immagini che ogni tanto mi trasmette. Vorrei saperlo come fosse cosa mia, vorrei percepire anche solo un briciolo delle sue insicurezze e di come svaniscono all'istante quando finalmente le sussurro, Ti amo, amore, ti amo di un amore che non so descrivere, perché l’amore fa anche questo effetto, fa di questi scherzi, l’amore fa annebbiare la mente, fa confondere le idee, e non fa trovare le parole giuste, Ma sappi che ti amo comunque. Mi basterebbe anche solo un grammo della sua voglia di amarmi e, anche se non la conosco ancora abbastanza, sento tuttavia che è entrata a tal punto nella mia vita da non poterne più fare a meno.
Ma forse la questione, o il problema, non è se voglio dirlo, tutto questo, bensì che non so dirlo, o come dirlo. Non saprei, non sempre sono soddisfatto di ciò che riesco a produrre e ci ripasso su, come per convincermi che le cose che scrivo non sono proprio da buttare via, ma non sempre ce la faccio. Anzi, continuo a pensare che farei meglio a dedicarmi ad altro. Da uno come me, senza molte passioni, senza vizi, cosa potrà mai aspettarsi? Cosa potrà mai venire di buono da uno che non sa vivere emozioni?