Lettori fissi

mercoledì 7 novembre 2018

La storia di quei due


Potrei raccontarla la storia di quei due. Non due distinti, no. Due qualunque, o anche più. Non so se dello stesso sesso o delle stesse tendenze sessuali. Poco importa. Che si conoscano da tanto tempo o che si siano appena incontrati. Che abbiano interessi comuni oppure che siano persone completamente diverse. Importa poco o nulla.
Potrei raccontarla, e poi? Solo per il gusto di scrivere? Non ho molto da dire se non che non ho niente da dire, e non so nemmeno come dirlo. Cerco ogni volta di trovare le parole giuste ma non basta trovarle per esprimere quel concetto. Altrimenti ci sarebbero scrittori a iosa.
La storia di quei due o di chiunque altro ha senso come ce l’ha il treno che va, che procede, superando stazioni, gallerie, ponti, sotto qualsiasi clima, che va verso una destinazione già nota e secondo tempistiche prestabilite. Il rumore del treno che va è come il tempo che trascorre e dentro cui si muovono i personaggi delle storie che forse racconterò, o forse no.
È importante che abbiano un volto, forse anche un nome, tutte queste comparse, altrimenti sarebbe meglio definirle scomparse, esseri inesistenti, ininfluenti anche, al limite inutili. Idee per una storia che non potrò mai sviluppare.
Devo osservare con più attenzione, anzi, no, con attenzione, i passeggeri di quel treno. È da lì che può nascere l’ispirazione. No, non sto pensando alla storia da raccontare, ma esattamente alla vita, un’ispirazione per la vita, la mia. Per poi scriverne, certo, ma intanto posso dire di aver vissuto, almeno il tempo di un viaggio in treno. 


mercoledì 3 gennaio 2018

Mara 6 (Potrebbe andare)

Vorrei tornare a quei confusi momenti iniziali, quei pochi secondi in cui era ancora possibile cancellare tutto, rispedire al mittente i messaggi, annullare con un colpo di spugna i sogni appena sognati, per ricostruire una verginità irrimediabilmente compromessa e perduta. Vorrei cancellare quell'infausto incontro, azzerare il tempo trascorso da allora, annullare definitivamente quell'esperienza. Strappare i fogli su cui incautamente l’ho fissata.
Non sono io quello lì. Vorrei non aver mai subito le conseguenze determinate dalla conoscenza di Mara.
Ma ormai esisto anch'io, anch'io faccio parte di questo mondo. Non sono stata io a ritrovare il telefono, se non volevi conoscermi potevi lasciarlo per strada, potevi evitare di raccoglierlo, di metterlo in tasca, di rispondere quando ho composto il numero. Avevi tante possibilità di evitarmi. La tua curiosità, o chissà cos'altro, ti ha incastrato, ti ha legato a me, e adesso non sai come disfarti della mia ingombrante presenza, che giudichi ossessiva. Ma io non ho fatto niente per meritarmi questo trattamento …
Potrebbe andare. Il respiro abbastanza sciolto, la parlantina più o meno quella di Mara.
Guarda un po’ cosa mi tocca subire, un dolore incompreso. Quest’uomo non sa capire, come tanti altri. Ho voglia di piangere, ma devo trattenermi, non lo deve sapere, non deve accorgersi di niente. Non ho ancora confidenza, non intimità, non abbastanza da rivelargli il dolore che mi dilania, vorrei mandarlo a quel paese, non so cosa me lo impedisce, non vorrei farne un dramma, è stato solo un episodio, ma adesso cosa faccio?
Troppe domande, considerazioni superflue, forse anche nocive, non so se deleterie. Non ho nessuno a cui rivolgermi, nessuno di cui fidarmi, starmene con le mie pene non deve essere la scelta migliore, la pagherei presto, sotto forma di dolori che non saprei affrontare o controllare e finirei per piangere, lo so già, nessuno a consolarmi. È vita questa? Sono infelice. Aspetto qualcosa che mi smuova da questa apatia. Non so agire e non ho nessuno che lo possa fare per me.