Lettori fissi

venerdì 23 dicembre 2022

Pensare di aver esaurito il tema

Pensare di aver esaurito il tema, così che possa passare oltre, vedendo meglio le cose, o vedendole del tutto, dove prima era cecità assoluta. Liberarmi da un assillo, il premio migliore che potessi guadagnare. Parlare più chiaro, dire tutto apertamente, senza calcoli o costrizioni formali.

Quando riuscirò a sperimentare questa liberazione sarò un uomo felice. Ma la felicità, si sa, non sempre è a portata di mano, e c’è anche chi dice che non è di questo mondo. Vorrei non crederci e darmi qualche possibilità.

Insomma, essere un altro, dire io senza pensare più a me. Non sarebbe difficile dotare quest’essere di caratteristiche che possano arrecare qualche forma di felicità, basta pensare a qualcuno diverso da me e il gioco è già fatto. 


domenica 9 ottobre 2022

Ferrovie del Messico

Una massa spropositata di parole, mattone non rende l’idea, è più di un mattone, anche scomodo da tenere in mano. Se fosse un sacrificio da sopportare per poche pagine potrei anche riuscirci, ma un malloppo così grande è una vera fatica, leggerlo a letto prima di addormentarmi nemmeno a parlarne, come potrei reggerlo? Decisamente non un libro da letto. 

Ho voluto comprarlo, non sono riuscito a resistere al battage pubblicitario, se così si può definire, su Facebook, sono stato attratto irresistibilmente da qualche sirena astuta, vabbè, se a promuoverlo, oltre all’autore, c’è anche quella vecchia volpe del Mozzi, forse qualche merito dovrebbe averlo questo  tomaccio, e se continuavano a susseguirsi quasi solo e soltanto recensioni positive a mo’ di commento ai post dei suddetti, beh, forse qualcosa di buono doveva pur esserci in mezzo a quelle centinaia di pagine. 

Insomma, dopo averlo comprato ho anche cominciato a leggerlo. La storia in sé mi ha preso, ma non è alla storia che guardo in primis quando affronto un romanzo. Presto più attenzione agli aspetti formali della scrittura, a quelli tecnici, stilistici. La storia può anche non esserci. Mi interessano le parole e come vengono composte. E qui di stile non ne manca, anzi, ce ne sono di tanti tipi.

Andando avanti nella lettura, dopo un bel po’ di pagine, mi sono accorto che non c'erano refusi. O forse non me ne sono accorto e quindi mi saranno sfuggiti. Però, da un certo punto in avanti, mentre leggevo facevo attenzione a questo aspetto, se cioè, qua e là, non spuntava un errore, qualche svarione sfuggito al correttore di bozze. Non parlo dei titoli dei capitoli, o delle frasi in tedesco, che non ho mai nemmeno provato a studiare, le date, o i luoghi, quelli ho cominciato a saltarli fin da subito, cioè non li ho più letti, non riuscendo a seguire l’andirivieni tra passato, presente e futuro, gli eventi potevano essere ambientati in qualsiasi periodo della storia del mondo o in qualunque luogo dell’universo, per me sarebbe stato lo stesso. 

Ciò che mi importava era scovare un refuso e arrivato alla metà la mia ricerca si era rivelata del tutto infruttuosa. Ma restavano tantissime altre pagine da scrutinare, avevo quindi ancora qualche speranza. Sì, perché ormai la lettura era diventata una sfida, altro che libri da trovare, altro che mappe da disegnare, la mia ferrovia del Messico si era trasformata ben presto nella ricerca dei refusi del Griffi.

La lettura procedeva a rilento perché stavo attento a ogni parola, ma non tanto al significato, alla massa di denotazioni e connotazioni che si portava dietro, quanto alle lettere che la componevano, pronto a individuare finalmente quell’errore che ormai era diventato l’unico motivo che mi spingeva ad andare avanti nella lettura. E più andavo avanti, più mi perdevo tra le irritanti enumerazioni caotiche che ammorbavano le pagine, più riuscivo a individuare le citazioni che più o meno subdolamente si nascondevano tra le pagine, ecco, più mi perdevo in questo trip e più mi rendevo conto che stavo perdendo la partita col testo, non sarei riuscito a rintracciare alcun refuso perché ormai tutto si era trasformato in un refuso, non ero più sicuro di leggere ciò che effettivamente era impresso nelle pagine, le parole col tempo si erano andate trasformando dando vita a storie forse diverse da quelle pensate e concepite dall’autore.

Ho capito che quel romanzo era fatto di storie, ma non le solite storie, o non solo. Si tratta di storie che al loro interno ne contengono tante altre, o ipotesi di altre storie, abbozzi da sviluppare da chi legge. 

Altro che labirinti, altro che biforcazioni, qua c’è un frattale ricorsivo autoriproducentesi ad libitum o all’infinito, pane per i denti per chi ama le buone letture e che vadano a quel paese i refusi da me inutilmente cercati e già che ci sono a quel paese ci vado anch’io anche se, a dire il vero, non so se è esattamente il Messico.

Gian Marco Griffi

Ferrovie del Messico

Laurana Editore

mercoledì 5 ottobre 2022

L’essenza dell’estinzione del Marabù, tendenzialmente assente nella saggezza delle linee parallele

 



C’è un autore che avverte che la vena artistica sta lentamente svanendo e che tuttavia ha ancora voglia di scrivere un nuovo romanzo. Per far questo, un po’ a corto di idee, convoca alcuni personaggi dei libri già pubblicati, da cui spera di ricavare qualche idea, un suggerimento o un sostegno. 

Inevitabilmente, nella costruzione di questo nuovo romanzo, troviamo spesso citazioni tratte dai lavori precedenti che diventano parte integrante della storia. Procedendo nella lettura si ha l’impressione che nello scrivere i primi romanzi, l’autore avesse già in mente di scrivere un’opera in cui tirare le somme, intrecciando storie e personaggi presenti nella produzione precedente. Oppure questo romanzo è stato concepito proprio per chiudere un ciclo e aprire la prospettiva a qualcosa di completamente nuovo e diverso?

Sembra che nei dialoghi fra i personaggi e l’autore dei romanzi, ogni battuta presuppone una domanda che sorge spontanea nella mente del lettore, almeno a me è capitato così, a cui poi fa seguito la risposta già pronta del personaggio di volta in volta interpellato, come per quella legge fisica dell’azione a cui fa seguito una reazione obbligata, o come per una rigida costruzione matematica. Insomma un meccanismo perfetto. 

In certi momenti si viene catapultati come dentro una profondissima e vertiginosa mise en abyme, in cui il povero lettore rischia di smarrirsi non riuscendo più a definire il confine tra la fantasia e la realtà. 

Ma forse è proprio questo lo scopo della letteratura, ammonire il lettore sull’impossibilità della rappresentazione autentica della realtà, e Pietro Calabretta, con questo romanzo, ci è riuscito in maniera impeccabile. 

Un romanzo che in alcuni passaggi può essere considerato un trattato di filosofia, ma allo stesso tempo un’opera che può essere fatta rientrare a pieno titolo nel filone della letteratura postmoderna, se solo si considera la componente autoriflessiva dei personaggi che riflettono sulla propria natura, sulla circostanza che quei personaggi si confrontano di continuo con gli altri personaggi e finanche con l’autore, che quei personaggi ha creato.

L’essenza dell’estinzione del Marabù, tendenzialmente assente nella saggezza delle linee parallele, questo il lunghissimo titolo dell’ultimo lavoro di Pietro Calabretta, ha tutta l’aria di rappresentare la chiusura di un cerchio che, auspicabilmente, presuppone un nuovo inizio,  che i lettori aspettano con rinnovato interesse. 

Pietro Calabretta

L’essenza dell’estinzione del Marabù, tendenzialmente assente nella saggezza delle linee parallele

Mauro Pagliai Editore


sabato 8 gennaio 2022

L'ora della lettura

 


Ho bisogno di bere, un goccetto di rhum è quello che ci vuole, è il momento di un buon bicchierino di Zacapa, che dà il senso di cosa veramente significa un gusto rotondo, qualcosa che scivola nel palato, delicatamente, senza ostacoli e così mi ritrovo, senza nemmeno accorgermene, a riprendere il discorso, lentamente, da dove l’avevo lasciato, sospeso, ad osservare il pubblico presente, affacciato da oblò improvvisati, che gesticola con mostruose articolazioni delle labbra, e con accenni che si fanno vieppiù artificiosi e di difficile lettura.