Lettori fissi

venerdì 20 settembre 2019

La letteratura

Non sapevo che era questa la letteratura, la narrazione, il romanzo, sì, insomma, quelle cose lì, e che potevo anch'io scrivere una storia, come pure avevo fatto negli ultimi tempi, ma ignorando di avere quelle capacità, senza sapere cioè di essere uno scrittore, uno vero, intendo, che bello!, adesso che l’avevo capito potevo scrivere una storia ogni volta che mi veniva l’ispirazione, ma anzi, forse ogni volta che me ne veniva la voglia, adesso, ad esempio, sento che potrei scriverla, mi sembra di essere in grado di farlo naturalmente, senza sforzi, solo ad appoggiare la penna sul foglio mi sembra che sorge spontanea una storia, solo che però devo rimandare, e questa volta per una ragione che potrà sembrare banale, ma che invece non lo è, ne va di mezzo la serenità con cui potrei scrivere e il motivo è presto detto, devo andare in bagno, perché da un po’ sto avvertendo un sommovimento allo stomaco, o giù di lì, e non posso più rimandare, ma faccio presto, non preoccupatevi, non sono di quelli che si siedono sul water e se ne stanno lì per decine di minuti ad aspettare l’ispirazione, io quando vado è perché la cosa è matura, mi siedo sulla tazza ed è subito un pluff, mi pulisco con la carta, mi lavo col gel alla menta, mi sciacquo le mani ed eccomi di nuovo a scrivere, e no, non sono di quelli che perdono tempo, quando una storia chiama, guai a lasciarsela scappare, quella non torna facilmente indietro, e vai a ripescarla più, chissà quali strade prende, ed allora, basta con gli indugi, è arrivata l’ora di cominciare la storia che ho in mente e per favore non distraetemi, non ponetemi ulteriori ostacoli davanti, fra me e le mie storie la strada deve essere libera, liberissima, perché anche un piccolo rumore può distrarmi e farmi fuorviare, figuriamoci un concerto, o anche solo una macchina che lava la strada di notte, la sento, non pensate, quando tutto è silenzio, si sente anche dall'ultimo piano di questo palazzo, che pure ha pareti spesse, ed invece, non so come possa accadere, però sento tutto quello che succede giù in strada, no, non parlo di quando sto con le finestre aperte, nei mesi estivi, anche adesso, a febbraio, a marzo, che tengo tutto chiuso, che ci sono delle serate che fa davvero freddo che nemmeno i termosifoni accesi a palla servono, non so quanto sto spendendo di riscaldamento, e le bollette aumentano anno per anno, e non solo quelle, anche la luce, il telefono, è incredibile, non riesco più a tenere il conto, è per questo che ho deciso di fare la domiciliazione delle utenze di casa, così non dimentico di pagarle, quando arrivano le metto direttamente nella cartella che ho comprato appositamente, non guardo nemmeno quando scadono, tanto, si pagano da sole, è questo il bello della domiciliazione, penso sia una delle cose che più aiutano a sopravvivere allo stress della contabilità domestica, altrimenti, davvero, non saprei come fare, perderei sicuramente la testa, ma adesso basta sprecare altro tempo, perché è già tardi e, se non comincio, va a finire che perdo il ritmo e non riesco più a raccontare quello che avevo in mente, che a dire il vero ho già dimenticato, ma penso che è sufficiente fare un piccolo sforzo e tutto ritorna, anche se però non sempre mi riesce quest’esercizio, ad esempio quando sto dormendo e faccio un bel sogno, ma non solo uno bello, uno qualunque, che però mi sembra interessante, mi dico, ecco, questa sì che è una bella storia che potrei scrivere, e così me la ripasso nella mente, non so se quando sto ancora dormendo, se sto ancora sognando, oppure da sveglio, e comunque, se anche sono sveglio, probabilmente non lo sono del tutto, non cioè al punto da riuscire a ricostruire tutto il sogno, perché mi sembra di ricordarlo, però quando ci provo, mi sembra che manca qualcosa, e com'è e come non è, mi ritrovo di nuovo che sto dormendo e quando poi al mattino mi sveglio perché sento la sveglia squillare, è come se si fosse spezzato qualcosa, dimentico tutto, o quasi, mi restano solo dei particolari, che però sono del tutto scollegati l’uno dall’altro e faccio uno sforzo tremendo per cercare di ricordare qualche dettaglio utile per ricostruire la storia che mi sembra di aver vissuto dal vivo poco prima, nel sogno, ecco, così mi succede quando dimentico, come adesso, che mi è sfuggita davvero la storia che volevo raccontare, e ci rimango come un fesso, di stucco, ecco, forse questa espressione rende meglio il concetto, se ce ne fosse bisogno, perché a volte i proverbi, o le frasi fatte, o i luoghi comuni, queste parole, sono più familiari ai più  e, a volte, usarle ci aiutano ad essere più chiari, senza tanti giri di parole, perché nelle storie è importante essere chiari, altrimenti, se si comincia a scrivere difficile, tutto va a ramengo, per questo non mi piace stare a cincischiare, quando voglio esprimere un concetto cerco di andare subito al nocciolo della questione, senza girarci intorno, è una questione anche di correttezza nei confronti di chi mi sta di fronte, sia esso un interlocutore che mi ascolta mentre parlo, o un lettore che legge qualcosa che ho scritto, se non vado dritto al cuore del problema, quello gli passa la voglia, cerca una scusa qualunque e mi lascia là con le mie storie, e non farebbe male, non avrebbe del tutto torto, non sempre uno ha tempo a disposizione da sprecare e dedicare ai ghirigori degli altri.