Lettori fissi

venerdì 24 aprile 2020

I sogni della memoria - 5

Io queste cose le scrivo per me, davvero non penso a nessun altro, e l’amore, sì, anch'io ho avuto un’idea, ma forse del tutto sbagliata, diversa da come normalmente si intende. Ma cosa c’è di normale in me, in definitiva?
Non ricordo ormai più tante cose di me, né se davvero ci sono state o solo fole inventate. Mi cullavo di scriverne, come forza per cercare la vita, ma troppo spenti il passato e il presente, così pure il futuro, sempre più rinchiuso in me stesso, senza forza di inventare alcunché. 
Del resto, nessun personaggio mi ha preso per mano per indicarmi la strada, o anche soltanto un abbozzo, un’ipotesi, un’idea.
Ciò che resta, solo un ammasso di vuote parole, tanto poco importano i fatti.

giovedì 23 aprile 2020

I sogni della memoria - 4

L’amore, dicevo. Aspetterò un amore per parlarne davvero. Sempre che ne sia capace. Non solo di scriverne, ma anche solo di capire che d’amore si tratta. Perché, forse, ci sono anche passato, ed è stato, potrei dire, asintomatico. I frutti caduti anzitempo, dall'albero cui erano appesi. 
Troppo fragili, può darsi, i legami o, ancora una volta, qualcosa che non avevo intuito. Né avrò più tempo ormai per capire.
Questi metri, come imposti, e chissà da chi, mi impediscono di rivelare liberamente, a dire il vero, non saprei neanche cosa.
Ma forse mi inganno, cioè, sto imbrogliando me stesso. Avrei voluto essere stato giovane e forte, invece, eccomi qua, ad inventare ricordi, mendicare memorie che ho perso per sempre, quand'anche. Questo obbligo quasi di esprimermi in versi, ma chi me lo impone?, non inibisce, comunque, pudori, la fantasia non assiste, e così rimango dove sono, senza riuscire ad andare oltre. 

mercoledì 22 aprile 2020

I sogni della memoria - 3

A me viene da scrivere facile a volte, non sempre, e di cose che vengono in mente. Non sono io a chiamarle. Non so come trovano il varco. Le ritrovo improvvise e non so fare a meno di scriverne. Di solito pochi momenti bastano per farmi piombare in un arcano passato, che vorrei aver vissuto meglio di come è successo. Meglio, non rende, lo so, ma anche in me sono state confuse le idee, o non sono state del tutto.
Ora mi faccio personaggio di me stesso e vado incontro ad ogni tipo di rischio, le parole in agguato, sempre pronte a svelarmi. Ma tanto, come ho detto, non sono più io, un’effigie straniera, avatar sconosciuto.
E seppure, anche per me, sarebbe scoperta, novità che figuro propizia, ma sempre con poche o nulle certezze. Ci sarebbe da chiedersi, Propizia per cosa?, ma è l’ignoto il cammino da fare, non sapendo già da adesso cosa riserva il destino. Se soltanto avessi un indizio!
Fosse un libro la vita, potrei sfogliarlo avanti e indietro, a mio piacimento, girarne le pagine con un certo piacere, trascurare quelle più buie per saltare ad altre più liete.
Ad esser sincero queste le sto ancora aspettando. Ho pazienza, me la lascio crescere dentro fino a ricredermi, qualcosa c’è stato, ma cerco di tenerlo nascosto, e non so spiegarmi il motivo. Oppure sì, se soltanto ritorna, anche solo per poco, lo so, sono perso. 
Voglio altro. L’amore? Sapessi almeno cos'è!
Questo corpo, insieme ad un altro, vorrei colmarlo di puro piacere, per almeno una volta. Le azioni, però, sono sempre in ribasso, sempre state in discesa. Non resta altro che cercarmi in me stesso, per questo impiego il mio tempo, per questo perdo il mio tempo.
Chissà se più avanti ritroverò, ma che dico?, troverò, per una volta, il coraggio di uno straccio di sentimento. Ho un po’ di arretrato, da riempire voragini.

martedì 21 aprile 2020

I sogni della memoria - 2

Un chiurlo, ma dev'esser ben altro che un semplice uccello, emette una nota monotona e mi riporta al presente. Cosa potevo sapere di quest’oggi a quei tempi? Erano giorni in cui mi perdevo a rincorrere sogni o, peggio ancora, utopie, a chiedermi, Chi sono?, a indagare il futuro. Com'è chiaro, le risposte non c'erano, non uguali a ciò che poi è stato.
Il presente è propizio per rinchiudermi ancora di più e non perdo occasione, sono pronto, ormai, da una vita. E il futuro di oggi è ancora più incerto. Forse è questa la cappa che opprime di più, l’incertezza di una vita già appesantita, non solo dei momenti presenti, senza tempo, senza vita. C’è tutto quello che è stato che non mi convince, e non mi conforta, i segmenti pregressi, come del tutto estranei a me stesso.
A volte penso a come sarebbe bello poter ripartire, ma il pensiero non sa andare più avanti, capire, cioè, come volevo che fosse, come volevo che fossi. Non sono solo le parole a mancare, è l’immaginazione a farmi difetto, ciò che non sono stato non è stato per sempre, e non sembri affermazione banale.
I punti di vista alla fine si allacciano, come in un gioco di enigmi. La figura che ne esce è una sintesi che non sempre si riconosce, tanto meno si apprezza. Quel che resta è un consumo di anni sprecati, o perduti, come i giorni che stiamo vivendo, per paura di una causa invisibile. 
Non molto è cambiato per me, lo capisco dopo un breve raffronto, ma non so se meglio il prima che è stato, o l’adesso che è niente, il prima, quando qualcosa poteva sbocciare, o l’adesso che non è niente di niente, il prima, una finta per vivere, o quest’oggi, che mi azzardo a non volere più niente.
Ma forse questo niente è stato quello che a conti fatti ho cercato da sempre. Non so spiegarmi altrimenti le strade intraprese fuori dai percorsi tracciati, alla ricerca ogni volta, per spirito di pura rivolta, di alternative che comunque han prodotto ben poco.

lunedì 20 aprile 2020

I sogni della memoria - 1

Giorni di isolamento forzato. Ma non è vero, non esattamente così. Son giorni in cui incontro tante persone. In realtà personaggi, ma va bene lo stesso. I tanti personaggi sono per lo più racchiusi in un unico individuo, che poi sarei io. Poi, certo, ci sono anche gli altri, ma forse anche negli altri quasi sempre e solo io. 
Capito, quindi, che questo non può essere isolamento? C’è di buono, e mi ritengo un po’ fortunato, che almeno non c’è rischio di qualche contagio, 
I personaggi appartengono quasi tutti al passato, ormai. Ed anche ai sogni, ma quelli mi capita spesso di perderli. A volte riappaiono, anche dopo tanto tempo. Ma a quel punto non so più dire se li ho incontrati nel sogno o altrove.
Ma, ai fini che mi propongo, questo dettaglio ha poca importanza. Già, ma cosa mi propongo, allora? Anche questo fa parte di un mistero che non so decifrare, e comunque, non così paralizzante da indurmi a non scrivere.
Per tutto questo dovrei essere felice. Ma forse non è così, oppure non so cos'è la felicità. Già, perché sono tante le cose che ignoro. Mi rivolgo al passato ed ecco, non so, pronta l’ignoranza si palesa in tutta la sua magnificenza. Subito, cioè, a chiedermi chi sono stato e, come sempre, a non trovare risposte. E poi, anche la paura, che non so da dove proviene, ma c’è sempre.
Ormai me la tengo così com'è, e voglio scrivere lo stesso, sono abituato da un po’, non mi faccio più problemi, e visto che, vivere devo vivere, almeno questo tempo lo occupo con ciò che più mi piace fare, non dico con ciò che più so fare, perché sarebbe un azzardo e comunque, scrivo, sempre qualcosa, soprattutto quando mi appresto a leggere un libro.
Non che le cose che scrivo abbiano a che fare con ciò che leggo. Non necessariamente, o forse, in qualche modo sono condizionate. È col passato e con l’immediato presente che interagisco, non sapendo in anticipo cosa ne verrà fuori. Lo accetto comunque, ed anche questo è un modo per conoscermi meglio, la strada per scavare dentro me a scoprire aspetti che non immaginavo di possedere. Per questo dico che cambiamo momento dopo momento e abbiamo a che fare con un essere ogni volta diverso. Piaccia o non piaccia è questo il succo dell’esistenza.
Non che la consapevolezza a cui sono giunto mi fornisca il giusto ottimismo per continuare a vivere, però, vivere devo vivere, e poi si vedrà. Se qualcuno mi chiedesse cosa mi aspetto, non ho certezze di niente, e forse è meglio così, anche se la risposta non mi soddisferebbe.
Non posso saperlo in anticipo, cioè, non voglio. Mi lascio andare all'immaginazione, sia pur scarsa, per provare a valicarne i limiti. Solo così potrò ritornare in me stesso. Ritornando, cioè, a me stesso, a quello che sono stato, o avrei voluto.
Tanto, ormai non c’è più quello che ero. Ogni giorno muto, ogni momento soggetto a cambiamenti che, per fortuna, non so gestire né prevedere, tantomeno programmare.
L’angoscia è quella del tempo, o del poco tempo, e non sapere cosa fare, da dove cominciare, e la vulnerabilità cui sono soggetto quando volgo lo sguardo all'indietro. Mi muovo entro spazi ristretti, angusti, ed anche con molto disagio, per la mancanza di appigli. Giusto qualcosa, ma non ricordo bene che cosa.
L’ultima volta, ad esempio, che ho fatto del sesso. Non ne ho più memoria e questo oblio mi persuade che non ci saranno occasioni per interrompere questa astinenza che, a questo punto, potrò dichiarare ufficiale, nonché permanente. 
Un’ennesima data perduta, solo perché non potevo immaginare fosse l’ultima. Con i pensieri è successo ancora, ma non è propriamente lo stesso, se ricordo bene. Conservo una rimembranza lontana e per lo più confusa, per nulla chiara, ma non so se era questo il ricordo che aspettavo. In ogni caso è stato così e faccio finta di niente, come se appartenesse ad un mondo non mio.
Quando un episodio può essere considerato ormai definitivamente lasciato alle spalle? Può darsi che di tanto in tanto riesca ancora ad affondare i denti nei garretti, sembra qualcosa di innocuo, un solletico che presto scompare, salvo poi a ritornare quando meno si aspetta, quando si pensava scomparso in una foschia indistinta, una nebbia da lupa incorporea che acceca. 
Quel piccolo segno è ancora visibile, e forse anche immodificabile. Ma che importa? Vai avanti lo stesso dopo aver condiviso un tratto di cammino, un passaggio obbligato, così appariva. Ora è altra cosa, ma quel segno ancora oggi mi spinge a pensare lo sviluppo possibile, ma non sembra più così facile l’azzardo, non sempre si palesa reale, e il duro lavoro serve anche a questo.
Sembra che non possa non occuparmi di quello che sta succedendo in questi giorni, dopo tutto non sono ancora fuori dal mondo. Il ritorno al passato è una fuga che spossa. Sento il passare dei giorni come un’eco lontana, ogni tanto qualcuno scompare, perso per sempre, oppure ritorna, ma è ormai cosa morta. Ha solo lasciato una piccola traccia che a fatica mi appresto a carpire e a capire. Più spesso non rimane granché.
Quindi, questa perdita di ore, di giorni, non pare pesarmi, qua e là un din don di campane, un brusio che disturba la quiete di una domenica come un giorno qualunque.
Non è facile assecondare il ritmo di tali giornate quando invece potrei vivere d’altro. Le alternative non appaiono certe ma almeno un’idea ce l’avrei, un fastidio che occupa spazi chiusi dentro me, un tarlo distante che a riprese ritorna, come a dirmi, Non hai voluto, Non hai osato andare più in là, bloccato da ignote paure, e adesso il rimpianto, o è rimorso?, mi stritola il cuore.
Eccomi dunque disperso nella crudele flagranza di ricordi che non so se potrò più tralasciare, la vita che si ripresenta a piccole dosi, ma sì, certo, certissimo, resteranno ancora nella memoria, per sempre, con tutti i freni che mi hanno trattenuto dal …, ma perché ricordare ancora le età perdute, e le conseguenze mancate?

venerdì 17 aprile 2020

giovedì 16 aprile 2020

Non è mezzanotte - 7

E, ancora di tanto in tanto, una frase che ritornava, una voce che riconoscevo, come non potevo, era mio padre, a dirmi, non se ne andrà più via, ah, giocavi, vero?, e io a girare attorno all'uomo della stalla, dove mi rifugiavo, per cercare di acchiapparmi e darmi il resto, intanto che mi aveva aspettato inutilmente dopo che gli avevo promesso, quando finisci vieni, ed ancora non avevo finito, non avevo mai iniziato, mi ero semplicemente dimenticato, o disinteressato, e le manate, dopo avermi afferrato, quelle mai dimenticate ancora oggi, anche perché tra le pochissime mai ricevute.
E una storia che si costruisce su se stessa con un addensarsi nervoso di parole che rischiano di finire ad ogni passo e cosa resterà, quando non avrò più ricordi, o più tempo da vivere che, chissà quando, e intanto, a vivere di cosa?, continuo ad interrogarmi come a prendermi sul serio, perché dovrà succedere un giorno, e allora?
Qualcosa mi è rimasto, non sempre sicuro, ma ci prova a sorprendermi, ed io lascio fare, mi dispongo ad accettare qualunque ricordo, ogni momento che si ripresenta, per poter dire, ero io quello, e non più, non sono stato niente. 
La distanza col tempo rende effimeri i ricordi e la memoria riesce ad immaginare più cose, non necessariamente avvenute, non così come ritornano, ricostruisco il mio mondo, solo così potrò dire, ero io quello, assicurandomi di aver vissuto, di essere stato, ma non so cosa, non so se davvero, ma che importa, ormai?, non rimane molto da vivere, anche se ci sono i ricordi che non se ne vanno, mai, restano dentro, impiantatisi fino all'eternità, sarà così, ritornano anche non convocati ed io a non saperci fare nulla se non provare a fissarli, per non farli andare via, per farli rimanere dentro, per sempre, perché, altrimenti, non più io.
Non avrei mai detto che capace di arrivare fino in fondo, che non è la fine, che non è mai fine, perché i ricordi, anche subdoli, viscidi, prima si presentano chissà come, chissà da dove, poi, chissà perché, poi sfuggono, si dileguano, si disperdono per mille canti, e li perdo, e mi perdo, non sono più miei, non sono più io, che mi illudo di riuscire finalmente a seguire un percorso, un ragionamento, ma presto, ancora perso, dentro un altro ricordo che intanto si è affacciato prepotente spodestando l’esistente, ma non deve trattarsi di, non usurpazione di un, non si sovrappone se non alla vita che è stata, a ciò che non sono stato, per insistere ancora una volta a ricordami che, ma davvero io quello?, ancor una volta a confermare che, non sono più io, o non vorrei.
E lascerò passare ancora un po’ di tempo per capire se davvero riuscirò a dimenticare oppure, come temo, ci sarà un ritorno, non può finire come se niente fosse stato, e cosa è stato?, sempre a chiedermelo, come è stato?, ancora a chiedermelo, ma davvero ero io?, non mi riconosco e non sarò capace di farlo per molto ancora, e se anche fosse non sarei io, o solo un caleidoscopio di illusioni che stento a immaginare.

mercoledì 15 aprile 2020

Non è mezzanotte - 6

E che senso raccontare queste cose, i particolari, i non particolari?, per nulla significativi, e come si dovrebbe significare il niente se non con parole vuote che, però, si fanno avanti lo stesso ed io ad accoglierle, ad accettarle, a farle mie e dire che, quello sono stato io, nient’altro, queste parole vuote e nulla più, o solo una fantasia inaridita che non mi permette di vedere alcun futuro, solo ciò che è stato ed anche confusamente perché i ricordi sbiaditi, che a volte tornano, si ripresentano, ma sconnessi e non riesco a costruire niente se non spezzoni avulsi da tutto il resto, immagini lievitate dopo secoli di sepoltura, chissà che sforzo, e adesso a leggerle, chissà che sforzo, il sacrificio di interpretarle senza certezze del risultato perché ondivaghe, come emerse, a inzaccherare, qua e là, la superficie di qualcosa che non so, non so ancora ed è per questo che, vorrei tirarle fuori le parole, per alleggerire un po’, almeno un po’, i pensieri che si fanno giorno dopo giorno avanti senza che riesca a porre un argine. 
Non c’è bisogno di dire verità, non che non ce ne siano, ma non servirebbe, le cose che ho perso in questi giorni, ad esempio, ma non solo, le cose che ho ignorato, sprecato, trascurato, io, in tutto ciò che è stato, o non è stato, la vita che ho perso fino ad oggi ed anche oltre, lo vedo già, sarà così, non so fare altro.
E capire che quell'io potrei davvero non essere io, imparare a capirlo finalmente per liberarmi da ignoranze ancestrali che mi perseguitano da tempi immemorabili, così da poter dire io senza che necessariamente io, poter cominciare a chiedermi di tutto, le cose all'apparenza più semplici, ma semplici per chi, dovevo rinascere ed imparare tutto di nuovo, tutto ancora, come non avevo mai fatto prima, un’altra vita, non più io, un altro che rinasce non saprei da dove, dopo aver disimparato tutti gli errori che sono stati gli anni fino all'oggi di quest’oggi.
Sintetizzare il passato? Alquanto difficile, perché mi sono costruito dal niente ed al niente sono approdato. Questo il risultato, cosa potevo aspettarmi?, e cosa prevedere per i giorni di là da venire?, come se, di tanto in tanto, riguardare un film, o una partita di pallone, senza gusto, oppure sì, come se niente fosse stato, il nastro che si riavvolge e ricomincia a girare e ancora una volta a chiedermi, ma davvero ero io?, oppure, ero io quello?, e adesso, qui, e chissà per quanto ancora.


martedì 14 aprile 2020

Non è mezzanotte - 5

Al ritmo spezzato di frasi che non venivano, mi svegliavo con queste parole già pronte, nemmeno lo sforzo di pensare, come sorgessero spontanee, non potevo sottrarmi al piacere della lettura e non piacere, era tortura, a cui soggiacevo con un certo sollievo, non riuscivo a sottrarmi alla vita, era questa per me la litania che scorreva davanti agli occhi e che tenevo in mano come una salvezza a cui mi aggrappavo disperatamente, pena la scomparsa nel nulla, nient’altro che questo ormai da anni, non sapevo fare altro, nulla di tutto ciò che doveva sembrare normale, ma normale per chi?, non per me che mi scoprivo, che mi scopro, ogni giorno inadeguato, ma chi sono stato?, chi sono anche oggi?, che non sono sicuro di arrivare ad una qualche destinazione, o tutto come prima, come se niente fosse stato, e allora, questo rimanere chiuso in casa non mi ha fatto perdere niente, tutto come se niente, a vivere di niente, a non vivere, come sempre.
Questa lettura mi allucina, appaiono ricordi che non ricordavo, mi esilara come nient’altro mai, tutti davanti a me, non sogni, non solo, a volte solo per un momento per poi riaffacciarsi più in là sotto forme che mi tocca decifrare e non riesco e a forza di domandarmi, ero io quello?, a forza di chiedermi, davvero sono stato io?, non sono riuscito a capirlo e ancora a chiedermelo, forsennatamente, a vivere di niente, solo di ciò che è stato, solo di ciò che non sono stato, a concentrare le attenzioni, tutte e solo su di me, o su qualcosa che non ho capito, la storia, qualcuno che non c’è, non c’è mai stato, io, mai stato presente a me stesso, al mondo, agli altri, mai stato partecipe del dolore degli altri, o della mia coscienza, o non del tutto sicuro di essere stato io, quell'io che non ricordo, quell'io che oggi dico convinto che non sono stato io e allora chi?, quell'io che cerco dove non c’è più, nonostante un altro ancora non sia e forse mai nascerà, sempre lo stesso oppure uguale. 

lunedì 13 aprile 2020

Non è mezzanotte - 4

Ho smesso di pensare di scrivere perché non ottengo risultati, ma a quali risultati aspiravo non l’ho mai capito. Di parole me ne servono poche, ormai. Vivo di ricordi. Qualcuno che si palesa incontrollato, me lo ritrovo davanti agli occhi, o quando dormo. Oppure tra le pagine dei libri che leggo. Faccio solo quello ormai, con l’unico scopo di ritrovarmi, di rivedermi. Non che possa rimediare, solo provare a riconoscermi, a chiedermi, Davvero ero io?, oppure, Sono stato io, quello?, e meravigliarmi di non aver capito chi ero, chi sono stato, chi sono. 
E non letture facili. A volte concatenazioni di frasi, dialoghi che si intrecciano, eventi che si interpongono a creare trame inestricabili, i pensieri così come vengono, per associazioni e dissociazioni. Un copione scompaginato, le battute rimescolate. La lettura un rebus per enigmisti provetti, così è la vita, anche, immagini sfuocate, conversazioni sfasate, ricordi che si sovrappongono, memorie di eventi che emergono a piccole dosi, un po’ alla volta, una realtà che annaspa e sempre sul punto di affondare, così la vita, fino a quando, non so il momento, nemmeno più o meno, fino a quando sarà sostituita da una nuova piattaforma, dove sarà possibile, finalmente, diventare altro da quello che siamo stati, da quello che non sono stato.
Attendo questo evento in giorni di rigido isolamento, poteva essere un tempo buono per la lettura, bastano poche pagine ben scritte per partire, anche se non conosco bene il bene, ma tant'è, almeno ci sto provando, il risultato si vedrà col tempo, se mai tornerà ad esserci il tempo.
E non è detto che le parole continuino ad avere lo stesso significato di sempre. Anche le parole mutano di valore nel tempo. Potrei non ritrovarmi più, non capire ciò che sto scrivendo. Sarei altro, allora. Una palingenesi oggi non prevedibile sia pur auspicabile. Perché col passare del tempo diventeremo altro, non più quelli di prima, è sufficiente leggere ciò che abbiamo scritto, quello che ho scritto, Davvero sono io?, oppure, Le ho scritte io quelle cose?, per renderci conto che, scritture non facili, pensieri che si ripresentano, ossessioni che ritornano e che non avrò più tempo di curare, fanno parte di me, sono me, sono quest’io che s’è andato formando con successivi sedimenti di paure, di inadeguatezze che sono rimaste tali, senza sciogliersi, dov'ero?, dove sono?, e quando arriverà la cascata di segreti che non so più trattenere? 
L’aspetto da molti anni ormai, come una salvezza che, non ho altro di cui parlare, cosa mi hanno rubato questi giorni, ed a pensarci, è triste, ma so ammettere nient’altro che, Niente, assolutamente niente, tutto come se niente fosse stato, la vita come dopo una breve pausa, come un’assenza per una sospensione obbligata, non un viaggio, se non dentro di me, a cercare qualcosa, ma non so se arriverò a destinazione, o tutto, davvero tutto come prima, tutto come se niente. 
Se non dentro la memoria che si perde, giorno dopo giorno, se non pongo un argine a questa tragedia, non sarebbe una tragedia la scomparsa dei ricordi?, e penso che questa è la missione, recuperare il possibile, ma non sempre sono in grado di capire cos'è la vita, quale il suo vero significato, che anche quello cambia in continuazione, non so più capire e mi perdo, ma a chi potrà interessare tutto questo?, ed è sufficiente che possa interessare a me per?






domenica 12 aprile 2020

Non è mezzanotte - 3

Sono qui dove non mi sento, quando il sonno ha ormai preso possesso delle mie facoltà mentali, ma quali facoltà, mi chiedo di continuo e come sempre non trovo risposte e forse non ce ne sono, o non ha importanza trovarle. Ed era l’amore la soluzione, questo concetto vago che non ha agito in me, come non mi appartenesse, come fosse un fenomeno estraneo, avulso dallo spettro dei sentimenti possibili, se pure è un sentimento. 
Se guardo al passato non trovo forme di amore che si sono impossessate di me, o non le ho riconosciute. Dove mai avrei imparato? Non so darne una definizione chiara e inequivoca. Neanche nei meandri della memoria. Possibile che non abbia mai sentito nulla di simile? Forse qualcosa si è disperso nel cosmo e me ne sono avveduto a cose fatte. Forse si avverte qualcosa solo quando viene a mancare. Adesso sento come un dolore a pensarci. Nemmeno a chi mi ha dato vita o a chi mi è stato accanto. Mi sembra così difficile ammetterlo. Eppure, basta poco. Lo scrivo ed è fatto. Non mi serve altro, posso proseguire, andare oltre. Mi metto a leggere e penso a tutto questo. Le mie letture sono fatte di questo e molto altro ancora. Non posso leggere, cioè. 
Comincio a rosicchiare le unghie, un tempo lo facevo più spesso, quando cominciavo a crescere, quando cominciavano a crescere, e poi la pelle intorno, fino ad esagerare e poi usciva il sangue, e allora mi fermavo per un po’, alcuni giorni, passavo alle altre dita, il tempo che prendevano a ricrescere e ritornavo all'attacco, era nervosismo, mi dicevano, ed io non sapevo cos'era, era ignoranza, dico adesso, il non sapere niente, non essere a conoscenza del mondo e non saper esprimere questa incapacità.
Pensieri che hanno attraversato la mia vita fino alla rassegnazione, a che serve, ormai? Forse a ricominciare. Da cosa, poi? Tutto quello che è stato è andato perso nei sogni.
Vengono solo spezzoni di frasi non so nemmeno da dove. Ne prendo traccia, così, per poter un giorno, forse, ma quando, ricostruire ciò che è stato e capire. Ma a quel punto non servirà più a niente. Troppo tardi, un salto avanti e indietro nel tempo, fino ad oggi. Il domani oscuro.

Non è mezzanotte - 1
Non è mezzanotte - 2



sabato 11 aprile 2020

Non è mezzanotte - 2

Vorrei tirarle fuori tutte le parole che si sono sedimentate in me a formare un macigno che mi trattiene, confondere le mie età per poter avere una giustificazione se ancora ignoro cose che dovrebbero essere scontate per un adulto quale però non sento di essere, per poter chiedere ogni volta perché?, senza passare per un matto, come fosse del tutto normale non conoscere, non capire la realtà che vivo, giorno dopo giorno e che, evidentemente, vivo in maniera sbagliata o inadeguata.
La lettura consiste in un’operazione di ricomposizione di immagini ed eventi occorsi in momenti diversi e riportati senza un ordine, così come arrivano alla mente di chi racconta, da spazi e tempi più o meno lontani.
Colmo i vuoti della memoria fino ad occupare ogni spazio. Tutto deve essere in ordine, ogni tessera giustapposta alla contigua, fino a comporre il puzzle della vita. Non importa da dove possano arrivare gli stimoli da decifrare. Il passo successivo quello di completare la frase, per definire il concetto. Poi, tutto scorrerà liscio.
Io non so scrivere niente ma forse ho una speranza, il mio linguaggio si svelerà. Adesso devo solo pensare a scrivere, senza badare ai limiti che mi assillano. Lascio dietro cose, è inevitabile, e sono qui per questo, per cercare di farle affiorare.
Ed io che cercavo l’amore perché solo a tarda età mi sono reso conto che non avevo ancora capito cosa fosse e volevo cominciare, a quella età, a questa età che, ormai, non mi resta molto, ma ci proverò, non so proprio da dove cominciare. 
Ho avuto occasioni che non ho saputo sfruttare, e anche occasioni che non ho voluto cogliere, e occasioni che ho lasciato correre senza essere stato in grado di seguire e adesso qui, senza avere conosciuto un amore, e non farò più in tempo, cioè, me ne resta poco, e poche le forze ormai, ma non so se è di energie che necessito, non di quelle fisiche, forse, ci vuole altro, che non ho mai posseduto, non quest'io, forse in altre epoche, forse non ero io, o forse mi sono perso per strada.


Non è mezzanotte - 1



venerdì 10 aprile 2020

Non è mezzanotte - 1

Ci metto un po’ a prendere confidenza col mondo. Ho bisogno di scrivere, sento questa necessità come qualcosa di vitale cui affidarmi. Per questo ho preso in mano un libro, per questo sono costantemente  circondato da libri, la forza che mi aiuta a vivere.
L’energia che recupero dalla lettura del libro è proporzionale allo sforzo che compirò per entrare nel mondo narrativo che mi appresto ogni volta ad esplorare, ed è la stessa che mi serve per scrivere.
Non è solo recuperare le storie. Si tratta soprattutto di ricostruire i pensieri. Difficile seguire i ragionamenti quando ancora sono all'oscuro di tutto. Gli elementi vengono presentati senza un ordine chiaro. All'inizio l’impresa sembra impossibile, comincio con molta difficoltà a fare conoscenza con i primi personaggi, a seguire i ricordi che si accavallano freneticamente ad ogni particolare evocato. Ogni volta si schiudono nuovi mondi che faccio fatica a tenere a mente, tanto meno in ordine.
Ritardi che si accumulano. Non farò mai in tempo a riferirne, di cose avvenute, o sognate, o pensate. O solo in maniera confusa, un intreccio inestricabile.
Quando potrà mai diradarsi quest’ombra che mi opprime, questa nebbia che mi avvolge?