Lettori fissi

giovedì 16 aprile 2020

Non è mezzanotte - 7

E, ancora di tanto in tanto, una frase che ritornava, una voce che riconoscevo, come non potevo, era mio padre, a dirmi, non se ne andrà più via, ah, giocavi, vero?, e io a girare attorno all'uomo della stalla, dove mi rifugiavo, per cercare di acchiapparmi e darmi il resto, intanto che mi aveva aspettato inutilmente dopo che gli avevo promesso, quando finisci vieni, ed ancora non avevo finito, non avevo mai iniziato, mi ero semplicemente dimenticato, o disinteressato, e le manate, dopo avermi afferrato, quelle mai dimenticate ancora oggi, anche perché tra le pochissime mai ricevute.
E una storia che si costruisce su se stessa con un addensarsi nervoso di parole che rischiano di finire ad ogni passo e cosa resterà, quando non avrò più ricordi, o più tempo da vivere che, chissà quando, e intanto, a vivere di cosa?, continuo ad interrogarmi come a prendermi sul serio, perché dovrà succedere un giorno, e allora?
Qualcosa mi è rimasto, non sempre sicuro, ma ci prova a sorprendermi, ed io lascio fare, mi dispongo ad accettare qualunque ricordo, ogni momento che si ripresenta, per poter dire, ero io quello, e non più, non sono stato niente. 
La distanza col tempo rende effimeri i ricordi e la memoria riesce ad immaginare più cose, non necessariamente avvenute, non così come ritornano, ricostruisco il mio mondo, solo così potrò dire, ero io quello, assicurandomi di aver vissuto, di essere stato, ma non so cosa, non so se davvero, ma che importa, ormai?, non rimane molto da vivere, anche se ci sono i ricordi che non se ne vanno, mai, restano dentro, impiantatisi fino all'eternità, sarà così, ritornano anche non convocati ed io a non saperci fare nulla se non provare a fissarli, per non farli andare via, per farli rimanere dentro, per sempre, perché, altrimenti, non più io.
Non avrei mai detto che capace di arrivare fino in fondo, che non è la fine, che non è mai fine, perché i ricordi, anche subdoli, viscidi, prima si presentano chissà come, chissà da dove, poi, chissà perché, poi sfuggono, si dileguano, si disperdono per mille canti, e li perdo, e mi perdo, non sono più miei, non sono più io, che mi illudo di riuscire finalmente a seguire un percorso, un ragionamento, ma presto, ancora perso, dentro un altro ricordo che intanto si è affacciato prepotente spodestando l’esistente, ma non deve trattarsi di, non usurpazione di un, non si sovrappone se non alla vita che è stata, a ciò che non sono stato, per insistere ancora una volta a ricordami che, ma davvero io quello?, ancor una volta a confermare che, non sono più io, o non vorrei.
E lascerò passare ancora un po’ di tempo per capire se davvero riuscirò a dimenticare oppure, come temo, ci sarà un ritorno, non può finire come se niente fosse stato, e cosa è stato?, sempre a chiedermelo, come è stato?, ancora a chiedermelo, ma davvero ero io?, non mi riconosco e non sarò capace di farlo per molto ancora, e se anche fosse non sarei io, o solo un caleidoscopio di illusioni che stento a immaginare.

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