Al ritmo spezzato di frasi che non venivano, mi svegliavo con queste parole già pronte, nemmeno lo sforzo di pensare, come sorgessero spontanee, non potevo sottrarmi al piacere della lettura e non piacere, era tortura, a cui soggiacevo con un certo sollievo, non riuscivo a sottrarmi alla vita, era questa per me la litania che scorreva davanti agli occhi e che tenevo in mano come una salvezza a cui mi aggrappavo disperatamente, pena la scomparsa nel nulla, nient’altro che questo ormai da anni, non sapevo fare altro, nulla di tutto ciò che doveva sembrare normale, ma normale per chi?, non per me che mi scoprivo, che mi scopro, ogni giorno inadeguato, ma chi sono stato?, chi sono anche oggi?, che non sono sicuro di arrivare ad una qualche destinazione, o tutto come prima, come se niente fosse stato, e allora, questo rimanere chiuso in casa non mi ha fatto perdere niente, tutto come se niente, a vivere di niente, a non vivere, come sempre.
Questa lettura mi allucina, appaiono ricordi che non ricordavo, mi esilara come nient’altro mai, tutti davanti a me, non sogni, non solo, a volte solo per un momento per poi riaffacciarsi più in là sotto forme che mi tocca decifrare e non riesco e a forza di domandarmi, ero io quello?, a forza di chiedermi, davvero sono stato io?, non sono riuscito a capirlo e ancora a chiedermelo, forsennatamente, a vivere di niente, solo di ciò che è stato, solo di ciò che non sono stato, a concentrare le attenzioni, tutte e solo su di me, o su qualcosa che non ho capito, la storia, qualcuno che non c’è, non c’è mai stato, io, mai stato presente a me stesso, al mondo, agli altri, mai stato partecipe del dolore degli altri, o della mia coscienza, o non del tutto sicuro di essere stato io, quell'io che non ricordo, quell'io che oggi dico convinto che non sono stato io e allora chi?, quell'io che cerco dove non c’è più, nonostante un altro ancora non sia e forse mai nascerà, sempre lo stesso oppure uguale.
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