Lettori fissi

martedì 7 luglio 2020

Non so se voglio dirlo - 16


Non ho alcun passato da difendere
Non ho alcun passato di cui vantarmi
Non ho alcun passato di cui andare orgoglioso
Non ho alcun passato di cui decantare la grandezza
Non ho alcun passato di cui raccontare imprese clamorose. 
Non ho alcun passato di cui raccontare gesta gloriose, ma neanche semplici.
È che vorrei riuscire a smetterla di lamentarmi di continuo, di piangermi addosso, di elargire noiosi reportage dal profondo del mio io malato. 
Vorrei uscire da me stesso, diventare un altro, l’ho già detto? Fa niente, lo ripeto, devo continuare a ripetermelo, fino a convincermene, forse così facendo le cose andranno meglio. 
Allora, c’è una ragazza che vorrei amare, anzi no, che avrei voluto, anche se non so come, o forse ognuno ama a modo suo, e va bene lo stesso, nella misura in cui sta bene, cioè è soddisfatto del rapporto che ha instaurato.
Poi c’è anche un amico, ma non so se voglio parlarne, se è il momento, cioè, di introdurre un altro personaggio. Mi capita spesso di sbagliare, però, c’è questo amico, una di quelle persone che non c’è bisogno di ricordare, tanto, si sa che non potrà mai uscire dalla tua vita, in nessun caso, ed invece a me è successo.
Non so che fine abbia fatto, ne ho perso le tracce da tempo immemorabile, non mi sono curato di contattarlo, di cercarlo. Ora è lontano, non solo fisicamente, lontano come mai avrei pensato fosse possibile, forse non c’è più, non sono del tutto sicuro di riconoscerlo, intendo dire se dovessi imbattermi casualmente in lui. 
Del resto, non riconoscerei me stesso da giovane, me stesso più giovane, non sarebbe dunque una gran colpa se non riconoscessi lui, nonostante tutto. Comunque, ci sono questi due personaggi, che da soli potrebbero tenermi impegnato per tanto tempo, se solo mi mettessi all'opera con convinzione. 
A lei, ad esempio, vorrei, anzi no, dovrei insegnare a far l’amore. È ancora giovane, forse troppo giovane, devo dirlo?, mi piacerebbe che davvero fosse vergine, ma non ho niente da insegnare a nessuno, figuriamoci ad una come lei.
Comincio sempre così, Cara, non ho nulla da darti, non devi aspettarti niente da me. Sembra funzionare, il più delle volte queste poche parole provocano una reazione immediata. 
Ma cosa dici? Non immagini nemmeno quanto sei importante per me. Ed in effetti, detto tra noi, è anche vero, che oltre queste premesse non riesco ad andare, ma comunque, cose così, me le hanno dette in tante, e anche lei non si è sottratta a questo copione. Dovrei averlo imparato bene, ed effettivamente è così, lo ripeto anche con lei, questo giochino, e inevitabilmente ci casca, subito, non mi sfugge niente, una parte più che collaudata, non rappresenta alcuna novità, non mi aspetto sorprese, tutto già scritto, ma forse così è fin troppo facile, ci vorrebbe qualcosa per confutare vecchie credenze ruvidamente incistate fin dentro l’anima, per ravvedermi di tutti gli errori commessi, più o meno gravi, per prendere coscienza una volta per tutte delle mie incapacità, perché, in fondo, cosa potrei insegnarle?, non saprei proprio, nemmeno da dove iniziare, ora che ci penso non ci ho mai pensato, mai fatto un piano, forse non possiedo neanche gli strumenti adatti, se ce ne sono, eppure, le troverò, le ritroverò tutte le parole che mi ha rivolto, ogni volta che le ripetevo le solite litanie, non dovrebbe essere difficile distinguerle nel confuso mondo che mi sono creato, come per mettere le mani avanti, Non posso darti niente, uno dei tanti modi per palesare la mia inveterata incapacità di assumermi delle responsabilità, anche in questo caso, anche in queste cose, che dovrebbero essere piacevoli, nel senso che potrebbero apportare una discreta dose di piacere, le ripescherò quelle parole, dal fondo dei mille e più discorsi che ho continuato a fare con me stesso, da epoche antichissime, me ne ha dette tantissime di cose belle, di parole che ho conservato nel cuore, nelle parti più intime del cuore, che mi hanno tenuto compagnia nei momenti difficili, e che hanno sostenuto il mio pressoché inesistente senso di autostima, soprattutto quando raggiungeva livelli inaccettabili, ed erano dolori, stavo male veramente, invece, bastavano poche sue battute ed il mondo riprendeva a girare nel verso giusto.
Ma forse tutto andrà meglio quando mi arrenderò all'evidenza e mi dedicherò esclusivamente alla diaristica, non sono portato per la finzione, non riesco a costruire fantasie, sono troppo attaccato, forse avvinghiato, al mio mondo per poter volare e prendere coscienza di quest’altra incapacità è una mazzata che non potrei reggere.

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