Lettori fissi

venerdì 10 luglio 2020

Non so se voglio dirlo - 17

Con lei è di storie che mi piace parlare, è più facile, di quelle che noi due amiamo leggere e su cui spesso ci troviamo d’accordo, nel senso che abbiamo delle preferenze comuni, scrittori conosciuti da entrambi, e ammirati, e incontrati anche di persona, romanzi già letti, letture che ritornano, e non solo per motivi di studio, anche per il piacere di approfondire la conoscenza di un autore, e capita di parlarne spesso, di scambiare opinioni, parlo volentieri di queste cose con lei, ormai la conosco anche in questo aspetto.
Ma devo continuare a parlare ancora di lei?, vorrei liberarmene, non so, forse non era questo il motivo per cui mi ero messo a scrivere, Ah è così?, allora dillo, vorresti liberarti di me?, ammettilo, una volta tanto, che non vuoi stare più con me, che ti sei stancato, che non sei capace di reggere più questa situazione, anche a me succede a volte, cosa credi, ma cerco di superarle queste incertezze, questi dubbi, che vorrei cancellare per sempre dalla mia vita, lo faccio perché ti voglio bene, accetto tutto perché ti amo, perché non voglio farti male, perché non potrei vivere senza te, senza il tuo calore, senza i tuoi abbracci, senza il tuo corpo, senza le tue parole, senza pensare a te, non ce la faccio, la mia vita si sta trasformando in una confusione tremenda, di quelle che non mi fanno capire niente, che vorrei cancellare per sempre, ma ti amo, ti amo, per questo voglio stare con te, perché non saprei vivere senza, e tuttavia, a questo punto, dopo le cose che mi hai detto, dopo tutte le parole che ti ostini a ripetermi, non posso continuare così, dovrò prendere in considerazione una vita senza te, una vita impossibile, sì, impossibile, eppure dovrò farcela, non so come, ma ce la farò, supererò anche questa prova. 
Già, dovevo immaginarlo, lo sapevo che non sarebbe tardata ad arrivare una scenata del genere, me lo dovevo aspettare, ma sì, ho sperato fino all’ultimo che non sbottasse in una sfuriata come questa, però una reazione me l’aspettavo da un po’, mi ero accorto che negli ultimi tempi qualcosa non girava per il verso giusto fra noi, anche se non avevo capito cosa, e forse non lo so ancora adesso, ma queste parole le avevo pensate già, erano da un pezzo sul punto di esplodere, questa parte gliela stavo cucendo addosso come una cosa inevitabile, non poteva sfuggire, prima o poi doveva scaricarla, questa tiritera che fa male, e che continua a dolermi come un peso di cui non so liberarmi, me la porto addosso come un elemento essenziale, o forse esiziale, e temo che mi farà compagnia ancora per molto, non solo di giorno, me la trascino faticosamente anche nei sogni, che si fanno pesanti, sempre più gravosi, colmi di un retaggio che non so capire, non capace di intendere le cause che l’hanno fatto nascere e germogliare, fino a diventare amaro morso e ancor più doloroso rimorso, ma forse, forse, volevo dire altre cose, ma ormai, cosa mi conviene fare?
Vorrei essere capace di trovare le parole giuste per spiegare la situazione in cui mi trovo, ci sono, ci devono essere, sono sicuro, c’è comunque una base di partenza, perfettibile, certo, ad esempio vorrei cullarla, la mia creatura, vorrei saperlo fare, come più le farebbe bene, me l’ha chiesto tante di quelle volte, e come più mi piacerebbe, che però non so com’è, non ho le idee chiare, o forse sì, ma non sarebbe esattamente un cullare, non so, sono altre le cose a cui penso, non so se voglio dirle, se voglio dirgliele, se ne sono capace senza scadere, ma no, lasciamo perdere, penserò ad altro, oppure mi adeguerò alle sue esigenze, arriverò finanche ad eseguire i suoi ordini, pur di rendermi utile a qualcosa, poi giudicherò, non prenderò iniziative in maniera autonoma, aspetterò gli eventi, la paura di sbagliare, di compromettere tutto, di mandare all’aria quel poco che ho costruito, ma forse sarebbe meglio inventare tutto di sana pianta, come se fra noi non fosse mai successo niente, come se non avessi mai saputo della sua esistenza, potrei cominciare daccapo e ripartire con un altro slancio, un’ispirazione più adeguata alle mie possibilità, senza necessariamente cercare chissà cosa, partire con un abbrivio dolce, va bene?, tanto, poi, il resto viene da sé, o almeno dovrebbe.
Mi auguro che qualcosa si smuova dentro me, un po’ come quando mi capita di avvertire, non so, qualcosa dentro, un moto indefinito che provoca come un prurito che può essere attenuato e spento con una lieve grattatina, almeno penso, ma non è così, non sempre, perché a volte, nonostante tutto, quel dolore continua a rodere e non se ne va via, hai voglia a torturarti con le dita, con tutta la mano, o con tutte e due, non scompare, prevale la sensazione che qualcosa manca, un vuoto che pesa. 
I preconcetti non mollano la presa, sembrano attaccati così pervicacemente che non sarà facile liberarmene. Avrei bisogno di un pensiero forte, di un’idea vincente, una soluzione risolutrice, ecco, e finalmente definitiva, così da non pensarci più. 
La storia dell’amico? Forse un tentativo di inserire un’alternativa valida, non lo so, l’avevo introdotto così, per sviare l’attenzione, per seguire un'altra strada, intraprendere un percorso diverso, e perché sentivo l’urgenza di liberarmi di alcuni pensieri che tornavano di continuo, un tormento a cui non sapevo opporre alcuna forma di resistenza, pensavo fosse facile, liberarmi di lei, intendo dire, come voltare pagina, ma non è così, Allora è vero?, che ti vuoi liberare di me?, me le ripetevo di continuo queste parole, non facevo niente perché tornassero, ma allo stesso tempo non sapevo fare niente nemmeno per scacciarle, per evitare che mi massacrassero il cervello, Sono io che vorrei liberarti di me, lo vedi?, io non te l'ho chiesto, tu decidi di farlo, comunque di me tutti si sono liberati, io non lascio traccia, sono inutile, non sono difficile da dimenticare, perché te ne vuoi andare?
A queste domande, a questi incisivi e drammatici interrogativi, io non sapevo rispondere, non sapevo cosa ribattere, mi capita spesso, ma per me lei non era inutile, assolutamente, e non sapevo come dirglielo, che non lo è stata nemmeno per un istante, ma tant’è, la storia adesso si è conclusa e non posso fermarmi, ho necessità di andare avanti, di proseguire nella mia strada anche se non so come fare, perché la sua presenza a volte si fa asfissiante, uno stalking della memoria, la vendetta dei ricordi.
Il patto concordato, di non incontrarci mai, non sono più tanto sicuro di riuscire a rispettarlo. Conoscerla fisicamente, averla tutta per me, questo desiderio è diventato ormai necessità, che non mi fa vivere, e tuttavia mi tengo il mio dolore per il fatto di non poterlo esaudire, riuscirò a resistere, a trattenermi, non posso mica soffocare i pensieri, e questo un po’ lo immaginavo, che sarebbe andata così, intendo, ma ho accettato lo stesso la scommessa, o si tratta di una sfida? Non so, adesso sento che è arrivata la fase in cui non posso più farcela davvero, mi ritrovo a dover fare i conti con questa condanna, che mi impedisce ogni mossa, non riesco a sopportare la distanza che ci separa, è stato tutto bello, ma non ce la faccio più ad andare avanti, questa storia non può continuare così, devo prendere una decisione, e so che sarà difficile, sia che scelga di troncare bruscamente il rapporto, sia che decida di rompere il patto e partire alla sua ricerca, o forse scoperta. Non saprei.
Anche se conosco tutto di lei, comunque, non mi può bastare, non posso ritenermi soddisfatto solo per il fatto di aver sondato in profondità un altro personaggio, non posso dire di conoscerla se non arrivo a prendere possesso della sua identità, e potrei riuscirci completamente solo entrando fino in fondo, fin dentro la sua intimità, e c’è solo un modo veramente efficace per farlo, entrare cioè col mio corpo dentro il suo corpo, solo così sarà possibile instaurare la perfetta sintesi di cui ho bisogno, ma forse sarebbe più corretto parlare di simbiosi. Non saprei.

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