Lettori fissi

sabato 13 giugno 2020

Non so se voglio dirlo - 8

C’è questo personaggio, forse il protagonista, che inizia a percorrere strade, a intraprendere cammini, anche mentali, alla ricerca di storie, con il desiderio nemmeno tanto celato di rimettere ordine nella propria vita, come se dal successo di questo tentativo dipendesse il futuro che vorrebbe vivere, quello che ancora gli rimane, e il tutto, possibilmente, senza inibizioni di sorta, quelle che impedirebbero lo sviluppo della fantasia, ma con la speranza, piuttosto, di sperimentare una libertà dagli effetti esilaranti, al limite anche inebrianti, mai prima conosciuta. 
E c’è anche l’ossessione dell’imperfetto, questo tempo che difficilmente raggiunge la perfezione così tanto desiderata, e si tratta di un ostacolo non da poco, è un grosso limite, che impedisce il raggiungimento di qualunque obiettivo. 
Se fossi in grado di parlare al passato, di raccontare storie già vissute, sarei ad un buon punto, potrei lanciarmi verso sentieri inesplorati, e basterebbe la sola curiosità per farmi andare avanti, per farmi proseguire, pur fra strade accidentate, consapevole che l’importante è raggiungere, ogni volta, la tappa successiva, il tutto, semplicemente immaginando e costruendo sempre nuove illusioni, con la speranza, un giorno, di poterle realizzare e, forse, concretizzare, non saprei, ma mi basterebbe saper raccontare, in un modo qualunque, quello che c’è stato, non le ipotesi, quel poco che ho vissuto, che è sempre tanto, se solo sapessi vedere, se solo fossi in grado di capire cos’è stato di me, cosa ho avuto, quel poco che ho dato, se ho dato. 
È che dovrei sbrigarmi, farlo con una certa fretta, il tempo che rimane si assottiglia, e questo lo sento. Un giorno che passa non è un giorno, non solo un giorno, e non un solo giorno, è tanto di più, non so, è vita che si perde, e non so se ne rimane ancora abbastanza, anzi lo so, non potrò farcela, non ce la farò mai, e forse è un buon motivo non cominciare nemmeno? 
Allora, come ho intenzione di viverli i giorni che mi restano? No, non voglio pensarci. Intanto mi avvio, poi si vedrà. Del resto è nei momenti difficili che bisogna trovare la forza per continuare, e di momenti difficili ce ne sono tanti, se ne vivono in una progressione pressoché costante, la tensione aumenta col passare degli anni, mi tira tutto, mi fa estendere all'inverosimile persino i pensieri, le ipotesi, che diventano elastiche, non solo le illusioni, anche le proiezioni, i desideri, le voglie più assurde, che cerco di affrontare come so, o come non so, tutto è vita, che sembra scorrere ad una velocità impercettibile, al punto che appare statica, immobile, stagnante, ed è in questa fissità che mi perdo ma, allo stesso tempo, è anche quando rimango bloccato che, maggiormente, avverto la sensazione di star bene, perché temo che se solo mi spostassi di un centimetro, non so cosa potrebbe succedere. Probabilmente nulla di buono, ecco spiegata la mia paura di agire, e di fare agire i miei personaggi, l’incapacità di muovermi dalla posizione in cui mi trovo, anche se non so com'è, anche se non sono in grado di spiegare se si tratta di una situazione da consigliare ai più, se con gli altri funziona. 
Ho le idee poco chiare e non agire mi pone in una condizione di non pericolo, forse. Non voglio dire di sicurezza, nella situazione in cui mi trovo sento che non posso aspirare a tanto, ma almeno, non correre rischi è già qualcosa.

Pochi episodi si sviluppano lungo questi percorsi, pochissimi quelli che percepisco, o intuisco. Solo vaghe e generiche immagini provenienti da non so dove, fumose idee che nemmeno attecchiscono. 
Potrebbe capitare, ad esempio, è già successo, che dopo tanto camminare, incontri qualcuno, avvisti un albero, in un campo deserto, ma il deserto è fatto di sabbia, o di pietre, o di nulla, polvere e vento, ed è già qualcosa a saper guardare, non serve la moltitudine per vivere, per dare vita ad una vita. 
Dopo tanto discettare, arriverà, sorgerà da un apparente nulla, da un vuoto senza niente, qualcosa che farà scattare la scintilla, una nuova vita, appunto, e dovrò essere pronto ad afferrare l’occasione, un miraggio inatteso, o forse no, lentamente costruito, senza sapere però quando esattamente si manifesterà, ed è per questo che bisogna prepararsi, tenersi pronti, il momento opportuno per uscire dal caos, ed entrare nell'ordine, per sfuggire all'aridità e rifugiarsi, a piccoli passi, o anche a grandi, come meglio conviene, nello sterminato campo della fantasia, senza però correre il rischio di perdersi, di smarrirsi dentro le infinite possibilità offerte, in ogni momento, da una storia. 
Facile a dirsi, certo, e per riuscirci, le ipotesi dovranno presentarsi in maniera meno occasionale, ah, se avessi, ah, se fossi, ah se potessi, dovrò farci l’abitudine, e non solo io, ma anche chi mi ha seguito fino a questo punto. E capiterà di trovarne altre di ipotesi, di più interessanti anche, arriveranno senza preavviso, come ho già annunciato. 
È così che nascono le storie, quando meno te lo aspetti, come dal nulla, un improvviso amore, ad esempio, ma adesso, non è che vorrei cominciare a fare l’elenco del possibile, seguitemi, è tutto naturale, fidatevi.

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