Lettori fissi

giovedì 4 giugno 2020

Non so se voglio dirlo - 2

La cosa, invece, dovrebbe venire facile, anche se non è scontato toccare certi tasti. Credo che si dica mettersi a nudo. Ci sta bene come espressione, rende l’idea. Ancora meglio se si lascia da parte ogni sorta di pudore, che sarebbe come dire non avere vergogna di niente. Ma, appunto, non so se ne sarò capace. Ad esempio, non saprei da dove iniziare, e allora, ecco, forse è meglio che le cose le dica come vengono e soprattutto quando vengono, altrimenti rischio di restare fermo, senza nemmeno più l’ausilio di una parola, senza il conforto di uno stimolo. 
Aspetto, prima o poi qualcosa arriverà, è stato così da sempre. Ho già scritto tanti diari, ho perso il conto, e sempre senza sforzi. Venivano spontanei, semplicemente capitava, ed io, certo, non ho mai fatto niente per evitarlo, o perché non succedesse. E ancora oggi sono convinto che è svelandomi che riuscirò a conoscermi, sempre che possa servire a qualcosa. 
È da un po’ che ho questo pallino, mi gira e mi rigira per la mente, o giù di lì, l’idea di parlare di me. A me stesso, certo, ma se riesco a farlo, va bene anche solo a me stesso, e potrò ritenermi soddisfatto. Almeno così leggerò la mia vita, e forse, forse, potrò giudicarla, anche se a quel punto sarà troppo tardi per rimediare ad eventuali errori. 
Eventuali? Sicuri, direi, altrimenti non avvertirei la necessità di rivedere una storia quasi giunta o, comunque, avviata verso la sua naturale conclusione. Sì, perché, penso che ormai (ormai uguale avverbio di morte, questa equazione l’ho letta tanto tempo fa da qualche parte e non me la sono più levata dalla testa), ormai mi resta poco. Poco tempo e poco da godere. 
Il più è andato. E il più vuol dire il tempo, non il piacere, che quello ce n’è stato sempre poco. Solo, di tanto in tanto, una confusa emozione, come direbbe qualcuno, e nemmeno tanto lunga, che però mi piacerebbe provare a riesumare, perché così avrei una ragione anch’io, per continuare, per riempire il poco tempo che mi rimane, prima che tutto vada perduto, prima che tutto finisca, quello che ricordo, o quello che vado ricostruendo. 
Non necessariamente cose accadute davvero, tanto, cosa importa? Ormai, sono quello che sono, anche se, in verità, la prospettiva di un nuovo futuro non mi dispiacerebbe. Nel gratta e vinci della vita non ho scoperto un bel niente e fino ad oggi tutto è rimasto come prima. Però, non si sa mai, è sempre bene lasciarsi qualche speranza.

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