Lettori fissi

lunedì 18 maggio 2020

Veneranda età

Lo dico subito, così, per intenderci. Non ho studiato molto nella mia vita. Oppure sì ma forse gli sforzi, che si sono rivelati improduttivi, non sarebbe corretto definirli propriamente studi. Eppure, a ben vedere, penso di aver trascorso gran parte della mia vita, e tuttora è così, con un libro in mano. 
Evidentemente il fatto di avere a che fare con i libri non è sufficiente a darmi la patente di studioso. Non di uno che mette a frutto gli studi, almeno, se è vero, ed è vero, che mi ritrovo senza arte né parte alla veneranda età di … ma a chi importa conoscere i miei anni, fruttuosi o meno che siano stati?
E poi, sarei forse degno di una qualche venerazione? Mi sbagliavo prima ad usare quell'attributo, ma spesso si dice così, ed anch'io mi sono sottoposto a questo gioco, anche se non mi aspetto niente da nessuno, meno che meno venerazione. E per cosa poi? Non esigo rispetto nemmeno da me stesso, figuriamoci cosa posso aspettarmi dagli altri! 
Ma mi sto perdendo, come spesso mi succede quando provo a cominciare a dire qualcosa. È che non sempre, anzi quasi mai, so cosa dire, non sempre ho qualcosa da dire, e tuttavia ho voglia di scrivere lo stesso ed allora parto, comincio a battere le dita sulla tastiera nella speranza che prima o poi qualcosa di buono possa arrivare, e a volte succede pure, solo che prima di riuscire ad intravedere qualcosa che minimamente sembra avere un qualche simulacro di interesse ne passa di tempo, il che significa scrivere pagine e pagine senza dire assolutamente niente fino a quando qualcosa di vago sembra spuntare all'orizzonte. 
Allora potrei cominciare. Prima, però, dovrei cancellare tutta la spazzatura scritta fino a quel momento, in quanto assolutamente inutile. Solo che, a questo punto, mi blocco perché non sono disposto a mettere in atto questo macello, non mi va, cioè, di annullare per sempre le cose già scritte perché, evidentemente, tanto inutili non sono state, dal momento che si sono rivelate invece necessarie a farmi intraprendere un percorso che, senza quella massa di parole preliminari, all'apparenza insensate, non avrei mai potuto iniziare
Quindi, so poco di tutto, o forse di tutto un poco, che però non è mai abbastanza. Ma abbastanza per cosa, poi? 
La vita c’è già tutta. Non c’è da inventare o aggiungere altro. Me ne accorgo sempre dopo, a cose ormai fatte. Ma va bene lo stesso. Basta essere al di sopra delle parti, di tutte le parti, immaginarsi drone, con una vista totale, e subito, con un semplice sguardo, non risulterà difficile rendersi conto di quello che è il mondo e, in breve, anche la vita.
Noi adesso la vediamo così, completa, completata. Si tratta solo di chiederci come ha fatto ad arrivare ad essere quello che è. Il quesito non sempre è di facile soluzione, ma è in questo che sta il bello, altrimenti, che noia!

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