Lettori fissi

giovedì 14 maggio 2020

Le menzogne del tempo - 3

Ancora qualche pagina e anche questo quaderno sarà giunto alla fine. Voglio completarlo, così metto da parte un altro periodo della mia vita, che comprende più mesi oltre l’ultimo anno. 
Forse un giorno lo leggerò, quando vorrò ricordare cosa sono stato, cosa ho vissuto, come ho vissuto. Non so a cosa veramente potrà servire. Forse a deprimermi ancora, più di quanto solitamente succede, per le cose non fatte, per il tempo trascorso inutilmente anche se, a dire il vero, non è che abbia ancora capito qual è il modo più utile di vivere una vita, né se effettivamente ce ne sia uno. Alla fine è possibile solo fare un bilancio. Ma anche su questo non è che abbia le idee molto chiare, su cosa, cioè, porre sui classici piatti della bilancia. Un confronto con cosa?, con chi?
Voglio completarlo, ho detto, mi sembra di avere tante cose da dire quando prendo la penna ma in realtà ho ben poco da dire, tranne il fatto che non ho niente da dire e tutto questo non ci vuole molto a dirlo, ed una volta detto il compito è finito, non resta altro, anzi, no, il resto è solo un girare scomposto intorno alle parole con l’unico scopo di illudermi che invece sto dicendo qualcosa, per questo forse sarebbe meglio non rileggere queste pagine, sarebbe solo perdere tempo.
Più di un mese in isolamento ma mi sembra di non aver perso niente, se non l’idea che uscendo, l’illusione che quando si poteva uscire, stessi vivendo. Adesso mi accorgo invece, mi rendo conto che non era così, non sto perdendo assolutamente niente. Anzi, non so se ho voglia di uscire di nuovo, se non per andare a fare delle camminate o una corsa nel parco, soprattutto adesso che sta per arrivare la bella stagione. Per il resto, vorrei chiudermi in casa e non uscire, non vedere nessuno. Mi aspettano tanti libri, riposti da anni negli scaffali delle librerie e sui tavolini e dappertutto dove in casa c’è spazio.
Vorrei chiudermi ancora di più in me stesso e leggere, scrivere anche, cose che forse non rileggerò mai, ma cose di me, che fanno parte di me, della mia vita, per svuotarmi, per liberarmi, per operare un distacco con tutto ciò che è stato. Solo alla fine di tutto questo, che non so se o quando potrà arrivare, solo a quel punto potrei ritornare, vedere il mondo di nuovo.
Perché nel frattempo non sarò più io, non avrò più dentro me quello che avevo, non sarò più fatto di quello che ero e, intanto, forse, anche il mondo all’esterno sarà cambiato e mi sembrerà di rinascere, di vivere un’altra vita, diversa da quella che ho conosciuto.
Non so in che forma tutto questo potrà realizzarsi. Forse sarò in un’altra dimensione che oggi non sono in grado di immaginare. Del resto l’immaginazione non è mai stato il mio forte. Ma per svuotarmi non mi serve, sarebbe sufficiente attingere al repertorio dei giorni passati, che non sono poi molti. Cioè, non sono variegati, la stessa tipologia quotidiana di vita, con poche, pochissime variazioni. Basta pescare a caso nel vuoto, qualche misera briciola in superficie verrà. Forse non la riconoscerò nemmeno, come particola di vita, ma la prendo lo stesso, faccio finta che sia stata mia e proverò a raccontarla.
Presto anche questa pesca sarà infruttuosa ed allora sarà il momento di prendere coscienza per ripartire. Non so quanto presto sarà questo presto. A volte temo che arriverà in ritardo, quando ormai non avrò che un filo di fiato o, addirittura, quando non avrò più fiato del tutto.

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