Lettori fissi
venerdì 26 dicembre 2025
Le parole dell'illusione
mercoledì 24 dicembre 2025
Uno bravo
sabato 15 novembre 2025
P O L P A
POLPA, romanzo di Flor Canosa, non si esaurisce nella prima lettura delle
circa cento pagine che l’editore NEO ci propone nell’ottima traduzione di
Giovanni Barone. A voler analizzare anche solo alcuni punti affrontati nel testo ci si
potrebbe soffermare a lungo.
Questa non è una recensione. Quando leggo mi si intrecciano
in testa ricordi di cose già lette in altri momenti, in altri romanzi. È il bello della
letteratura. È successo così anche in questo caso. Tante cose del romanzo inevitabilmente
restano indietro. Per me spesso il testo è soprattutto un pretesto, una scusa
per ritornare su argomenti a me cari, già evidenziati nella lettura di altri
libri.
Una cosa su cui mi piace soffermarmi fin da subito è il nome di un
personaggio, Lunes, che è anche la voce narrante della seconda parte di POLPA. Per
un autore argentino penso sia quasi inevitabile ritrovarsi, prima o poi, a fare
i conti con Jorge Luis Borges, anche se, Irma, un altro personaggio di POLPA,
tra parentesi, afferma che ‘nessuno sa se
sia davvero esistito o sia una leggenda’.
Lunes, per il fatto che ‘soffre
di una sindrome di incontinenza orale e ipermnesia’ non può non far pensare
a Funes, personaggio di un racconto di Borges, condannato, in conseguenza di
una caduta da cavallo, a ricordare tutti i dettagli di ciò che osserva, cosa
che gli rende impossibile una vita normale.
Umberto Eco, profondo conoscitore dell’opera di Borges, affermava che
la figura di Ireneo Funes è come la metafora del WEB.
Nel romanzo di Flor Canosa il RACK è una sorta di evoluzione semplificata
del WEB. Nel RACK non c’è bisogno di lunghe ricerche, i concetti sono ordinati
secondo idee semplici.
(RACK non dev’essere un nome scelto a caso. Tra l'altro è anche un acronimo,
derivante dai termini inglesi Risk-Aware Consensual Kink, col quale si indica un
insieme di pratiche sessuali, con relativi rischi, accettati consensualmente
dai partecipanti. E pratiche sessuali, non propriamente ortodosse, in questo
romanzo di certo non mancano).
Il RACK è uno dei meccanismi di controllo che il sistema mette in atto
per soggiogare le masse. In questo senso POLPA può essere considerato anche
come una riflessione sul potere e sul controllo da esso esercitato.
Nella letteratura ispanoamericana tante opere affrontano questo tema,
attraverso la critica ai molti dittatori che si sono succeduti al potere in vari
stati. Tra gli esempi più noti segnalo Il Signor Presidente, di Asturias, e L’autunno
del Patriarca, di Márquez, ma numerosi esempi si possono rinvenire in tanti
altri romanzi e racconti ambientati in America Centrale e Meridionale.
Anche POLPA, diviso in tre parti, un po’ letteratura, un po’ filosofia, oltre
che rientrare in un genere prossimo alla distopia, può inserirsi nel
filone della letteratura che tratta il tema del controllo da parte di un potere
e del tentativo da parte dei sudditi di affrancarsi da esso attraverso vari
metodi.
Nel mondo costruito del futuro c’è incapacità di provare emozioni, c’è
mancanza di empatia, il dolore è proibito per imposizione. Ecco quindi che,
come reazione individuale a queste restrizioni, i due personaggi principali,
Lunes e Irma, fanno di tutto per procurarsi piacere e dolore allo stesso tempo,
con pratiche sessuali di sadomasochismo spinto all’estremo.
L’uso di immagini pornografiche, il linguaggio a volte anch’esso violento, sembrano espedienti narrativi funzionali a definire il livello di violenza perpetrata
dal potere. Precedenti del genere si possono rinvenire nei lavori degli
argentini Osvaldo Lamborghini e, più recentemente, di Ariel Luppino e, per
altri versi e in altre forme, anche in Alberto Laiseca. Ciò che rende anche più
interessante il romanzo della Canosa è il fatto che in questo caso il racconto
proviene da una voce femminile.
Nell’ultima parte di POLPA, come una sorte di epigrafe, è riportata
una frase di Michel Foucault. E non poteva essere diversamente, dal momento che
il filosofo francese ha analizzato e studiato a fondo il concetto di controllo,
come sistema di potere e soggiogamento che determina i comportamenti individuali
per mezzo di dispositivi di sorveglianza, una sorta di panopticon, che nel caso
del romanzo della Canosa può essere individuato nel RACK.
Un’ultima considerazione è riservata al traduttore, Giovanni Barone, che ha
saputo rendere ottimamente un testo che di certo presentava non poche difficolta
nella scelta dei termini da rendere in italiano, soprattutto nelle tante scene
dove vengono descritti i rapporti sodomasochistici tra i due personaggi.
Ma, ormai, il suo nome, quanto alle traduzioni di autori ispanoamericani
in generale e argentini in particolare, è garanzia di qualità.
Buona lettura con Flor Canosa - POLPA - NEO Edizioni. Trad. Giovanni Barone.
giovedì 9 ottobre 2025
Tango a Porto
Tango a Porto è una storia di ricordi, ma anche un sogno. Le due cose non sono incompatibili, né devono apparire contraddittorie.
Tutto si svolge in un'atmosfera onirica. C'è poca chiarezza quanto alla cronologia degli eventi narrati e allo svolgimento dei fatti.
Un professore universitario, appassionato di lettura e amante della scrittura, ormai in là con gli anni, ripensa alla vita trascorsa, rievoca episodi che l'hanno caratterizzata e in qualche modo determinata.
Il passato si insinua di continuo nel presente senza preavviso. I ricordi si ripresentano senza un ordine preciso, sovrapponendosi e accavallandosi cosicché non sempre è facile cogliere con esattezza i riferimenti temporali.
Ci sono tre donne che occupano la mente del protagonista, che è anche l'io narrante. La moglie, negli ultimi anni alle prese con seri problemi di salute. La figlia, che non è mai venuta alla luce ma che è sempre presente. Sofia, una donna che ha conosciuto a Porto, una volta in cui era stato invitato a un convegno in quanto esperto di letteratura portoghese.
In quell'occasione aveva scelto di presentare una tesi su António Lobo Antunes e in particolare sul romanzo A morte de Carlos Gardel (1994).
Nasce cosi, per l'anima 'scrivente' del protagonista, la necessità di trasformare questi soggetti nei personaggi che animeranno le pagine del romanzo che intende scrivere. A volte i personaggi si muovono e agiscono per le strade di Porto, una città che appare in filigrana, senza mai venire nettamente in superficie. Più spesso le azioni si svolgono nella mente del narratore, come è naturale che avvenga quando a prevalere sono i ricordi o i sogni.
La narrazione comincia col tempo presente, in un'atmosfera sospesa, come di attesa, di immobilità, quasi a voler evocare la mancanza di stimoli e quindi di capacità di immaginare. Una mancanza di motivazione ad agire, anche.
Il protagonista ama scrivere e, dopo alcune prove fallimentari di produrre un romanzo, intende rivolgere tutti gli sforzi nel tentativo di raccontarsi apertamente. A tale scopo cerca aiuto nella lettura del romanzo di Lobo Antunes, per trovare l'ispirazione necessaria, anche imitando lo stile dell'autore portoghese. Tutto però rimane confuso, alquanto vago, per niente chiaro.
Questo romanzo è un omaggio alla scrittura e alla sua funzione di fissare dei momenti che altrimenti rischierebbero di scomparire per sempre.
Allo stesso tempo è anche un atto d'amore nei confronti dello stile e del modo di scrivere di António Lobo Antunes.
Antonio Danise - Tango a Porto - Edizioni Qed
mercoledì 27 agosto 2025
Una sola luce blu
Una sola luce blu di Sara Cerri è un romanzo scritto sotto forma di lunga lettera che una madre, Gloria, scrive alla figlia, Eva, con l’intento di raccontarle otto anni della sua vita, che non sono, però, solo otto e non sono solo della sua vita perché, il racconto abbraccia inevitabilmente anche gli anni precedenti al 2008, anno in cui comincia questa sorta di diario, e coinvolge anche altre persone, oltre alla mamma e alla figlia.
Leggendo Una sola luce blu ho scoperto con una certa sorpresa che tra quelle pagine ci sono anch’io.
Non sto esagerando. Credetemi, perché sono tante le storie che Cerri ci presenta in questo romanzo. E quando lo leggerete vi troverete senz’altro qualcosa che ha a che fare con la vostra vita, così come è successo anche a me.
La buona letteratura è questo che fa. Propone qualcosa in cui ciascuno, in modo diverso, può ritrovarsi, partendo dal proprio vissuto. Con la speranza di riuscire ad affrontare, con un strumento in più, quel senso di inquietudine esistenziale che può accadere di dover affrontare.
In questi casi avere a disposizione un libro come Una sola luce blu aiuta a elaborare un dolore, un dispiacere, una sofferenza e, auspicabilmente, a superarli.
Sara Cerri - Una sola luce blu - CTL Editore
lunedì 25 agosto 2025
NESSUNO di Pako Malara
Nessuno, di Pako Malara, è un romanzo costruito partendo da alcune parole chiavi: silenzio, vuoto, buio, assenza, rimorso per qualcosa di non fatto, non dato, non detto, rimpianto, specchio, resistenza, rinascita.
Punti fissi che ricorrono e ritornano, come a disegnare una mappa, per
non smarrirsi, per non perdere la strada, per risalire da certi abissi in cui
spesso si rischia di precipitare.
Ecco un esempio
di dialogo fra due personaggi, un passaggio significativo del testo:
«La vita non è un film. Non è un libro.
La vita …»
«… fa male»,
lo interruppe.
«Fa schifo. Ti svuota. Ti massacra. Lo
so. Ma forse è proprio per questo che vale la pena di provarci. Per dimostrare
che non ci ha distrutto del tutto.»
La vita è uno sprofondare, a volte necessario, in un abisso, per poter
poi risalire lentamente. È speranza di rinascita.
Ho letto con molta curiosità il romanzo di Pako Malara, dal titolo significativo
nonché evocativo: Nessuno.
La storia, nonostante le oltre 300 pagine del libro, è presto detta.
Ma no, non la dico, non è quello che conta, o non solo.
Bisogna leggerlo questo romanzo, pagina dopo pagina. Essere risucchiato
dagli eventi. Vivere il dolore che vibra tra le righe, e venirne fuori.
In queste pagine c’è un’attenzione analitica, a tratti persino morbosa,
a ogni particolare descritto. Niente viene lasciato al caso. Eppure si tratta
di una storia che si potrebbe definire smilza, ancorché densa e importante.
Una delle cose che colpiscono in questo lavoro è l’attenzione quasi
maniacale per ogni dettaglio, la perfezione delle descrizioni, che dipingono un
quadro che dà precisamente l’idea di quel che accade.
E nonostante questo si ha, allo stesso tempo, l’impressione, la
sensazione che non sia stato detto tutto, che ci sia molto altro ancora tra le
righe, dei vuoti che ogni lettore potrà colmare a piacimento, perché dalle
parole del testo possono nascere e scaturire mille altre storie, se solo si
presta attenzione al non detto, al non espresso.
Una scrittura intensa, profonda, densa. Un lavoro di ricerca della parola,
non una banale o scontata. Quella giusta, l’unica adatta a definire il concetto
espresso, i sentimenti evocati e suscitati.
Una prova di maturità letteraria all’esordio di questo giovane
scrittore.
Conosco personalmente Pako Malara ma leggendo Nessuno ho fatto conoscenza con un'altra persona.
È il bello della buona scrittura.
Nessuno è un romanzo necessario, che andava scritto, perché: Nessuno può salvarti da un dolore che non racconti.
Pako Malara - NESSUNO




