C’è un occhio nella bianchissima copertina che sembra osservarmi, anche se non direttamente. Gli elementi paratestuali, l’ho imparato, hanno la loro importanza, non solo una loro logica. Stavo per dire, a mie spese, ma forse non sarei così gentile nei confronti di chi ha sistematizzato il concetto di soglia. Le uniche spese sono stati i soldi che ho tirato fuori per comprare il libro. Quanto mai ben spesi.
Come si può determinare il valore di un libro? Il valore monetario. Cioè, quali sono gli elementi che concorrono a stabilire il prezzo di vendita. A volte un libro è l’ultima speranza, e che valore può attribuirsi ad un’illusione?
Il libro vorrei che fosse una distrazione, ma non riesco a concedermi un tale lusso. Seguo una strada impossibile, un percorso impraticabile.
Bianco lucido, abbagliante quasi. Non so interpretarne il senso. Dovrei saperlo? Forse potrebbe arrecarmi un minimo di autocompiacimento. Immagino che ci sia un senso a tutto. Sento che il mio compito è disvelarlo un po’ alla volta. O almeno cominciare ad entrarci in confidenza.
Sogno una storia improbabile. Non è come le altre questa donna, come quelle con cui ho fatto l’amore fino ad oggi. La conosco poco e poi, deve avere qualche anno in più delle altre. Non so che forma di inibizione mi ispira ma è come se ci fosse un ostacolo di fronte a me.
Non parla di sé. Non all'inizio, almeno. Non nelle prime pagine, che ho letto e riletto più volte, in attesa di avvertire un segnale che mi permettesse di avvicinarmi a lei senza pregiudizi. Che poi non ho chiaro quale potrebbe essere. Forse perché non parla di sé, non direttamente.
Una città, Palermo, un ex fotografo, un fioraio straniero che ama citare poeti francesi, un tizio che solo il venerdì, tutti i venerdì, si affaccia nel laboratorio del fotografo per scoprire il risultato dei suoi scatti, rivolti per lo più verso una donna che non è chiaro chi sia, e poi c’è la Galleria delle Vittorie, un luogo sgangherato e spoglio che ha visto momenti migliori e che rischia di cadere a pezzi anno dopo anno senza sosta. E c’è la città, sottoposta a pesanti interventi di ristrutturazione che rischiano di alterarne per sempre l’identità. L’azione si svolge in questo contesto.
Una recensione? Dovrei piuttosto specializzarmi in qualcosa. Nel descrivere i momenti, senza troppi artifici. Invece do sempre tutto per scontato. Non so come regolarmi. Non sono preparato a questa specie di imprevisto.
Io con le mie scrittrici sogno di farci l’amore, di portarmele a letto. Le seguo nelle loro narrazioni, mentre si raccontano mascherandosi dietro una protagonista più o meno autobiografica.
Vanessa mi ha spiazzato. Sta parlando di un uomo. E dei suoi compari. Non so come prenderla, se cioè continuare sperando che le cose cambino in fretta, che arrivi una svolta, un cambio improvviso di scena. Oppure lasciar stare, passare ad un altro libro. O anche semplicemente leggerlo senza pensare ad altro, senza usarlo, come di solito faccio, solo per i miei fini. Ma la lettura così sarebbe un esercizio noioso, privo di interesse.
Potrei parlare d’altro. Della città in cui vivo. Dei tanti materassi abbandonati sui marciapiedi delle strade, tanto ci sarà qualcuno che presto o tardi ci penserà a raccoglierli. Li buttano di notte, mai una volta che me ne accorga. Un’attività clandestina che riesce sempre bene. E rimangono per giorni nonostante le continue segnalazioni all'azienda che cura o dovrebbe curare la raccolta dei rifiuti.
Vanessa, se sapessi dare consigli te li darei per convincerti a rivolgere le attenzioni esclusivamente su di me e nient’altro, o nessun’altra. Oppure ne darei qualcuno a me. Per vivere meglio, non voglio altro. Come fosse facile!
Aureliano, se non ricordo male, sembra nascondere un segreto che fino a questo punto rappresenta la chiave da scoprire e che tiene in vita. Lui è presente ma senza grandi lineamenti. Non facili da identificare. Mi sfugge di tanto in tanto, soprattutto la notte, quando si confonde con la vaghezza di altre storie.
Il mio faro deve essere la lettura, in ogni caso. Ed il caso, io non ho dubbi sul seguirlo, anche quando le idee sono più lucide. In altri momenti, cioè.
C’è chi ama circondarsi di belle donne. Quanto a me, non ne sono del tutto sicuro. Però amo circondarmi di libri, quello sì. Forse però non è la stessa cosa. Comunque avere attorno tanti libri, più ce ne sono meglio è, mi dà una certa sicurezza, mi fa stare bene, mi fa respirare un’aria pulita. So che ci sarà sempre qualcuno a darmi un consiglio, a darmi una mano di aiuto. Non sarò mai solo. Potrò vivere in pace. È una sensazione brillante, di euforia, di tranquillità. Non mi sento mai perso. Come avere sempre qualcuno a cui fare affidamento in un momento di necessità. E via dicendo. Cosa vedi c’è.
E gli altri dove sono? Di cosa vivono?
L’amore lo faccio davvero? È difficile ammetterlo ma a volte ci arrivo quasi. Sento che manca davvero poco. O forse è cosa fatta e nemmeno me ne accorgo, di tanto che mi viene naturale.
Già tutto passato? Così in fretta? mi sorprendo a domandarmi mentre chiudo gli occhi per il sonno che incombe impetuoso. Resisto e provo a ripassarmi i ricordi. Ero con lei, l’ultima scoperta. L’ultima fiamma. La tenevo sempre accanto a me. Avevo paura che potesse scappare. Non la sentivo ancora del tutto mia. Avevo realizzato che conteneva nel nome l’istinto a svanire. Dovevo fare uno sforzo aggiuntivo per non lasciarla andare. Accarezzarla per farle sentire il calore della mano. Per avvertire il fremito del suo corpo.
Non so come andrà a finire. Mi piacerebbe averla accanto stanotte. A volte mi viene da pensare che potrebbe essere una qualunque. Che andrebbe bene una qualunque. Ma è lei che sto leggendo.
Vanessa. Iniziali di vanità. Ma non ne vedo molta in queste pagine bianche, di un bianco che abbaglia, che scorrono sotto gli occhi. Forse eccessivamente bianche. Ho quasi paura di sporcarle al solo sfogliarle.
Quante barriere si frappongono, o semplici ostacoli e innocui. Assisto come in uno schermo alle scene descritte, una selezione che ancora non mi dà il quadro completo della situazione, non so se per mero calcolo oppure per inadeguatezza del mio vedere. Calcolo di chi ha scritto, che ha creato un personaggio, che si pone domande a raffica a cui per il momento non trova risposte. Calcolo di secondo grado. E poi anche ad un livello più profondo. Le domande sulle foto, su cosa stavano facendo i soggetti ritratti. Mi perdo fin dalle fondamenta, o ab imis, cioè come un precipitare dentro una spirale che rischia di non fermarsi. Dove potrà arrivare?
Non è molto presente questa donna. Io non la vedo. Che idea potrò mai farmene? Come potrà mai scattare l’innamoramento? Mi basterebbe anche un semplice esempio di qualche altro sentimento positivo. Deve avere un carattere riservato a dispetto del nome direi appariscente, o almeno che non passa inosservato. Cosa potrò mai chiederle che riguardi la sua intimità? Proseguo con poche speranze. È come se da un momento all'altro dovesse saltare fuori qualcosa di inatteso. Farle tante domande. Per conoscerla meglio. O almeno un po’. Ho cominciato all'oscuro di tutto su di lei. Forse arriverà qualcosa. Dovrei preparare una lista di curiosità da soddisfare.
Cosa hanno fatto fino ad ora questi personaggi? A che punto siamo? E una storia c’è? Vorrei esserci anch'io in questo romanzo, o forse ci sono già senza che me ne sia accorto. Mi sento come scritto anche se non mi è chiara la parte che mi è stata riservata. Le chiederei di farmi vivere, almeno tra le sue pagine. Una parte qualunque, Vanessa, pur di vivere.
Vorrei raccontare altre storie. Le mie, eventualmente, se solo ne avessi. Invece mi tocca ripiegare su quelle di altri, di seconda o terza mano. Cosa direi di me stesso? Che non so cogliere segnali di niente, seppure ce ne sono?
Oppure svelare, centellinandolo, il piano del destino. Oggi che ho le idee più chiare, non foss'altro perché so come sono ridotto.
A questo servono i libri, anche questo che sto leggendo, a farti vedere tutto più chiaro, a metterti di fronte ad una realtà che per tanto tempo non hai saputo o voluto vedere. E quando finalmente hai la visione completa, cosa ti aspetta? Cosa ti aspetti?
Capire se negli interstizi dei giorni vissuti avrei potuto fare diversamente. A cosa serve, oggi? La storia è andata, ormai. Un’altra occasione sprecata. Ma, un’altra? L’unica, direi. Non ce ne sono più, la vita è una sola. Ho perso, cioè, sto perdendo.
Vorrei scoprire la fine della storia. Anch'io. Per farmi un’idea di quel che resta, di ciò che mi resta. Vorrei chiederle, ma questa storia l’hai scritta pensando a me? E trovare una risposta all’obiezione scontata, Ma se non ti conosco nemmeno, come avrei mai potuto pensare a te?
Oppure, nessuna risposta, di tanto che era evidente che si trattava di una provocazione. Non ci farebbe nemmeno caso. Nonostante abbia manifestato un interesse per una mia valutazione, un giudizio sul suo lavoro, quando ha saputo che avevo comprato il libro. Gliene parlerò. Sto lavorando per lei. Ho voglia di raccontarle cosa ho pensato nel frequentarla. Cosa mi ha dato. A cominciare da quello che considero un tradimento. Mai avrei pensato che comprando un libro di una scrittrice mi sarei trovato al cospetto di una storia con personaggi essenzialmente maschili tranne una, anche se forse la più importante. Di sicuro quello su cui è stata riversata una buona dose di mistero, che poi è la chiave che, a partire da un certo punto, mi ha fatto andare avanti nella lettura. Su questo niente da dire, ottimo lavoro.
Ma forse sbaglio a non considerare il fatto che questi uomini, in fondo, non sono altro che il riflesso dei desideri di Dana, cioè di quello che un personaggio femminile dovrebbe essere o desiderare di essere.
E poi, quel nome. Se Vanessa porta con sé un’ombra di vanità, ma no, ho già detto che non ce n’è molta in lei, ma che sia un nome che evoca lo svanire di qualcosa, ecco, questo concedimelo, mia cara. Ma, dicevo, quel nome, Dana, e il mio nome, ma forse non dovrei dire niente, altrimenti dovrei tornare a chiederti se davvero la storia ha qualcosa a che fare con me. E te lo chiedo. So già comunque che non avrò risposta alcuna, o forse solo una deludente, del tipo, No caro, Dana non sei tu.
E adesso che sto finendo di leggere il libro, finirà tutto? Questa storia-non storia cosa sarà stata?
Già prefiguro un periodo di mestizia che aumenta man mano che mi avvicino all'ultima pagina, perché, in fondo, mi ha mantenuto vivo l’idea di stare accanto a Vanessa, alle sue creazioni, persino dentro i suoi pensieri.
Illusione! Tutto ha una fine. E io, cosa vedo in tutto ciò non l’ho ancora capito. E forse, chissà, non lo capirò.
Vanessa Ambrosecchio
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