Lettori fissi

mercoledì 3 aprile 2019

Mafaldina - 3

Questa è una donna che se chiede a me dei consigli su come comportarsi a letto, vuol dire che non ha capito niente della vita. È vero che c’è sempre una prima volta per tutto, però non puoi fermarti, addirittura bloccarti, davanti al corpo nudo di un uomo pronto a prenderti. Quanto meno non fare niente, resta ferma e fatti fare da lui tutto quello che desidera. Non c’è da filosofeggiare più di tanto. Lasciati andare e non fare storie.
Si dirà che c’è poco movimento in questa storia e che forse non è nemmeno una storia. Chi lo dice avrà anche le sue buone ragioni per pensarlo. Dopo tutto, se questa donna se ne sta immobile, aspettando chissà chi, un miracolo o il principe azzurro, beh, la storia è finita ancor prima di cominciare.
Quanto al movimento, ci potrebbero essere terremoti o tsunami e invece niente, è tutto un mortorio e non so a chi addebitare tutto questo. Sarebbe certamente meglio una realtà più animata, una scena un po’ più vivace, forse sarebbe anche normale. Solo che quello che appare alla vista dei curiosi, di chi si affaccia su questo triste palcoscenico, è una scena muta e degli attori che non hanno alcuna consapevolezza del ruolo che dovrebbero svolgere o delle parti da interpretare. Una tragedia assurda.
Eppure, non mi dispiacerebbe affatto perdermi dentro alle sue gambe, sia pur ridotte a due bastoni, due pali rigidi e fissi. Avrei provveduto io con qualche trucchetto appreso nella mia non certo brillante carriera, sufficiente comunque al caso in questione, avrei provveduto io a riscaldarla, a farle venire la voglia di vivere, di amare, di sperimentare una storia, del tutto nuova. 
Anche solo perché potesse finalmente dire che l’ha fatto, sì, e la prossima non sarà più la sua prima volta, e mi auguro così che si presenti al fortunato di turno, perché a quel punto sarà davvero fortunato, con una maggiore consapevolezza, con un’altra coscienza e, comunque, senza l’ansia della prima volta, perché, in fondo, è proprio vero, in un modo o nell'altro, per una ragione o per l’altra, la prima volta non si scorda mai, senza che tuttavia questo voglia significare che si sia trattato di un’esperienza memorabile, nel senso di positiva. Anzi, nella maggior parte dei casi è stato qualcosa di traumatico, che si vorrebbe rimuovere, solo che certe cose non vanno via nemmeno a cacciarle, a spingerle nel dimenticatoio, prima o poi ritornano a farci ricordare di cosa siamo fatti.
E lei è fatta essenzialmente di desiderio di essere amata, anche se non è chiaro quanto ancora debba aspettare per realizzare questo sogno. Non è chiaro nemmeno se sia una cosa che dipende da lei o da fattori su cui non può farci niente. 
Sta di fatto che è bella, bellissima. Le migliaia di pixel che compongono il suo volto rimandano l’immagine di un luminoso splendore, danno l’idea di una bellezza straordinaria, a cui non riesco a resistere e questa mia incapacità non si manifesta in me con una fuga, non sono mai partito alla sua ricerca. La via di fuga più semplice è rinchiudermi in bagno e far lavorare la mano, a volte tutte e due, pensando a lei e a cosa potrei fare se ce l’avessi davanti, immaginando di squarciarle il velo e tutto il resto.
Non scrivere almeno qualcosa sulla storia che ci riguarda è come non aver vissuto. Mi accorgo che non ci sono. A sentire lei dovrei scrivere in maniera più chiara, cioè dovrei scrivere meglio, in modo che il senso delle parole sia più comprensibile, ma dovrei impegnarmi molto, anche perché, a star dietro a come scrivo, poi, va a finire che non riesco più a seguire i pensieri. Quelli scappano via come niente, e la storia per me è lei, non c’è altra storia all'infuori di lei. Lei e solo lei.
Questa donna, si sarà capito, mi fa arrabbiare non poco. Conduce un’esistenza dedita poco a se stessa e molto agli altri. Ma non bisogna commettere l’errore di pensare che sia una santa. O forse sì, una novella santa Mafaldina vergine e martire che, se non esiste nel calendario, possiamo sempre proclamare con lei ancora in vita. 
Certe vocazioni sono incomprensibili, non alle persone normali, non ai comuni mortali, non di certo agli egoisti, a chi non capisce che …., cioè, a chi non capisce e basta.
Io, però, è vero che certe cose non le capisco, e non solo cose che riguardano lei, il che sarebbe anche comprensibile, dal momento che non l’ho mai vista, ma anche cose che mi riguardano personalmente. E non saprei nemmeno da dove iniziare a provare a capire e a capirmi.
Il suo modo di fare l’amore solo attraverso le parole, ad esempio. Ma non può bastare, glielo ho detto mille volte, che l’amore è carne, è dolore, è sangue che scorre e che scivola addosso.
Lo so, mi sto ripetendo, ed anche noiosamente, ma sei le mie parole, mia dolce Mafaldina, quelle che mi ispiri di continuo, e tutto il resto.
Non so che cosa dire più, ormai. Né come, eventualmente. Sempre meno parole per dire il mio amore, ne servono sempre di meno. Vorrei arrivare al punto di non aver più necessità di sprecare fiato, perché me ne rimane poco, perché non ne serve più, perché è tutto chiaro, perché non ho bisogno di conferme, perché non hai bisogno di conferme, perché la storia è una, una ed una sola, che io senza le parole, io senza te non sono niente e non saprò reinventarmi un futuro. 
Sembravano cose difficili da credere, persino da immaginare, solo poco tempo fa. Come è cambiato tutto nel giro di poco, e non ho ancora capito come. Sono finito dentro un vortice, incapace di uscirne.
Quella ragazza io la amo. Forse è con lei che ho appreso l’autentico significato del verbo amare. La amo in ogni momento. Riempie la mia esistenza. Mi sento saturo di lei e l’amore per lei potrebbe debordare oltre i miei confini corporali, oltre la fisica dei sentimenti, al di là dei limiti spirituali. Qualcosa che non riesco nemmeno ad immaginare. Come potrei mai esprimerlo?
Non voglio perdere niente di lei. Fra un po’, fra qualche anno, la rivedrò in queste parole e potrò dire di aver vissuto. Non soltanto l’esperienza di un momento. Qualcosa di memorabile, che rimane per sempre, che lascia tracce, che incide ferite nella mente, più forte della materia. 
Potrei dire, io sono stata quella ragazza. Grazie a lei mi sono assicurato l’eternità, un posto in questo, altrimenti triste, mondo. 
Non so indovinare il passo successivo. Né prevedere se ce ne sarà un altro. 

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