E’ un atto del tutto arbitrario attribuire determinate caratteristiche ad un personaggio. La stessa creazione di un personaggio è di per sé un atto di imperio che non trova giustificazione in nessuna categoria etica o in nessun codice di comportamento.
Ed è per questo che, spesso, i personaggi di una storia si ribellano, vogliono vivere di vita propria, senza intenzione alcuna di seguire le indicazioni dell’autore che li ha creati.
Con quale diritto posso permettermi, quindi, di pensare a Monica? Chi mi autorizza a farlo? Dovrei quantomeno avere un mandato, una procura ad agire in sua vece o a rappresentarla, o a trattare i suoi dati personali, magari anche quelli sensibili, ai fini che mi propongo in questa sede.
Occuparmi di lei significherebbe approfondire l’argomento streap-tease. Non perché di notte faccia la spogliarellista in qualche locale, e neanche di giorno.
Non le piace parlare di sé. Sicuramente non col primo arrivato, non con la prima persona che incontra.
Non so perché Monica abbia gli occhi azzurri. Forse le servono per la sua professione ma, dimenticavo, non fa la spogliarellista, anzi mi sembra di aver già detto che non ama che si parli di lei.
Ma la conosco bene e lo scoprirà un po’ alla volta, che mi piace prendermi gioco di lei. Anch'io mi svelerò ai suoi occhi, occhi azzurri, in tutta la mia nudità e non potrà non vedermi, non potrà fingere di non vedermi o, peggio ancora, di non conoscermi.
Mi racconterà tutto di sé quando finalmente avrò imparato a farle togliere i vestiti, offrendomi il corpo come se si spogliasse in presenza del suo barboncino. Ma, dimenticavo ancora una volta, non fa la spogliarellista di professione ed eventualmente, son sicuro, lo farebbe solo per me, solo per soddisfare un mio capriccio.
Già prefiguro quel momento. Ma procediamo con ordine, e senza fretta. Sono tanti gli ostacoli da superare nel cammino verso la costruzione della fiducia e un attimo di distrazione può compromettere un lavoro preparato a lungo. Perciò non anticipiamo nulla. Ogni cosa va detta a tempo debito.
Intanto, però, questa notte farò di tutto per sognarla. E lei non sarà poi così cinica da farmi soffrire. Di questo sono certo.
Tutte le volte che l’ho desiderata, infatti, si è sempre dimostrata disponibile e senza neppure opporre resistenza. Così anche nei sogni. Quando ho avvertito la necessità di sognarla non mi ha mai delusa. E le sono ampiamente riconoscente al punto da amarla come mai è successo con nessun altra.
Eppure, non ho mai avuto il coraggio di rivelarglielo. Forse l’avrà capito da sola, o almeno qualcosa l’avrà intuita. Sono di quei pensieri che sfiorano anche solo per un attimo la mente e che si insinuano come un assillo che ben presto si trasforma in chiodo fisso che, una volta conficcato, è difficile eliminare e si è costretti a portare dentro come stimoli che segnano il corpo, e non solo, per tutte le future incarnazioni.
Ma io non credo alla reincarnazione, mi dirà, quasi per giustificarsi, quando si renderà conto della finzione a cui la sottopongo ventiquattro ore al giorno, persino quando dormo. Già, perché il suo stato non può essere condizionato neanche dalla circostanza che io dormo. Potrò così addormentarmi tranquillamente, senza prestare attenzione a ciò che sento. Finalmente sottratto a questa responsabilità, come stessi facendo la raccolta delle schede telefoniche.
È un po’ una mia caratteristica, salvo a liberarmene appena possibile perché stufo di interpretare un ruolo difficile da sostenere e che non sento più mio. Ma so già quale sarà la durata della sua vita, ne possiedo tutti i segreti, so quando arriverà il momento fatale, quando, con le mani tremanti, si leverà il reggiseno turchese, e sarà l’ultima volta.
Ma io non faccio la spogliarellista, mi sussurra piano, come se leggesse i miei pensieri.
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