Lettori fissi

giovedì 11 aprile 2019

Quaresima alle Cascine

A corto di ispirazione ero uscito di casa e mi ero avviato verso il parco dove, come ogni domenica di quaresima, si tiene un grande ed animato mercato, ero certo che lì, tra migliaia di persone, avrei trovato una storia da raccontare, o almeno qualche storia si sarebbe presentata a me per chiedermi di essere riportata e a quel punto non avrei potuto rifiutare, non avrei potuto dir di no, avrei trovato io le parole, non serve immaginazione in contesti del genere, a volte sono proprio queste situazioni che invogliano a raccontare cose che altrimenti non sarebbe possibile trovare altrove o rimanendo a casa ed allora, quando le cose si fanno impetuose, impellenti, addirittura invadenti, ciò che più desidero, è scappare, rifugiarmi all'ombra di qualche albero, ché nel parco di alberi non ne mancano di certo, ero comunque uscito con le buone intenzioni, prendere solo quello che il tempo mi avrebbe dato, senza forzature, mi ero perciò infilato nella moltitudine di gente, di tutte le razze, di tutti i colori e quando dico tutti i colori ovviamente non si deve immaginare di ritrovarsi di fronte la gamma di sfumature che compongono l’arcobaleno così come a volte capita di vedere nel cielo dopo una breve pioggia, è semplicemente un modo di dire e di cosa vivo, continuo a chiedermi ancora oggi, se non di modi di dire ormai, da quando ho deciso di rinunciare a tutto per dedicarmi alla scrittura come una fonte di energia, l’unica in certi momenti, l’unica che sento utile a farmi andare avanti, ed era proprio quello che stavo sentendo quella domenica pomeriggio assolata, tanto assolata che mi ero pentito di essere uscito con la maglia di lana, mentre tutto attorno, le persone, le donne soprattutto, cominciavano a spogliarsi, ad esporre sempre più parti di corpo, che vedevo lentamente abbronzarsi, quasi in diretta, al punto che non riuscivo più a distinguere le donne abbronzate dalle mulatte e poi, a seguire, queste ultime dalle africane, quelle autentiche, che a loro volta si situavano all'estremo opposto delle donne dell’est, che nella mia ignoranza confondevo in un’unica razza, includendovi rumene, slave, le più disparate provenienze, donne originarie dalle repubbliche un tempo appartenenti all'Unione Sovietica, la ricordo ancora questa espressione, polacche, tutte insieme, in un unico calderone indistinto, ed il caldo, il primo sole di primavera, rendeva difficile questa domenica di quaresima ed io, col maglione arrotolato ai fianchi, facevo sforzi enormi per farmi strada tra quella folla sudata e scomposta, una processione ad adorare banconi di merce in offerta, capi d’abbigliamento intrisi degli odori della porchetta, del lampredotto o di altri cibi bolliti, fritti, arrostiti, scaldati e promozioni assolutamente da non perdere, e mi chiedevo se fosse davvero quello il posto migliore per trovare ispirazione, perché lì non c’era assolutamente nulla da inventare, semmai da inventariare, bastava fare un elenco di cose viste, ascoltate, dialoghi afferrati al volo, nelle varie lingue che inquinavano l’aria, da combinare con quelli di due persone che litigavano sul prezzo di un paio di forbici da potatura, con l’arrivo della bella stagione un articolo molto richiesto, le novità nel campo della pulizia delle pentole, o dei vetri, sempre valide, provare per credere, con la solita formula, soddisfatti o rimborsati, diritto di recessione e via discorrendo, ed il gioco è fatto, le donne si spogliavano, le vedevo come in una sequenza di fotogrammi man mano che andavo avanti, che proseguivo lungo lo stretto corridoio che riuscivo a ritagliarmi tra un numero incalcolabile di individui sudati e bambini che piangevano in russo, in arabo, in spagnolo, in cinese, in indiano, in toscano anche, perché di rischiare di rimanere soffocati in mezzo a quella moltitudine non ne volevano proprio sapere, e si spogliavano anche perché il caldo aumentava sempre più e non sembrava volesse finire mai, così come sembrava non volesse mai finire la marcia verso un nulla infinito, dove mi avrebbe portato, mi chiedevo, avendo soprattutto in vista l’obiettivo principale della mia uscita, dove avrei trovato il personaggio, in mezzo a questa folla asfissiante, disposto ad accompagnarmi per un lungo tratto di strada, possibile, mi dicevo, che non trovo un individuo, uno qualunque, disposto a confessarmi un segreto, cosicché io, a mia volta, possa farlo mio e svelarlo, raccontandolo al mondo, non certo per profitto personale, è che ormai da tempo mi propongo come tramite tra il particolare e l’universale, tra l’anonimato ed il mondo che è lì in attesa, non aspetta altro che di conoscere storie, un mondo desideroso di pettegolezzi, uno che è fatto di persone curiose, pronte a sbirciare da uno spiraglio, da ogni angolo, per immaginarsi una vita meno misera, meno grigia, e per questo viene al mercato, dove c’è più scelta, ero pronto, a volte sento di avere questa missione, sento di essere stato inviato su questa terra al solo scopo di alleviare le pene del mondo, un santo dovrei essere, uno che di tanto in tanto fa qualche miracolo, così da assicurarsi una sopravvivenza in questo mondo di increduli, io ce la metto tutta, ma non sono sicuro che la gente capirà, e sono uscito, forse anche per questo, in questi giorni che ci condurranno verso un altro periodo di passione, un passaggio obbligato, con lo spirito giusto, anche se le donne si spogliano, ma cosa volete farci, se ne sono viste di cose nel corso dei secoli, dei millenni, non sarà di certo un centimetro quadrato di pelle in più esposta al sole che potrà fare la differenza, c’è di peggio al mondo ...

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