Le corsi incontro con l’idea di andare oltre il telefono.
Ero curioso di sapere dove sarei stato capace di arrivare. Quando conosco una
donna non mi importa di metterla in difficoltà, o anche davanti ad un semplice
disagio. Allargai le braccia per salutarla e stringerla, tirandola a me, le
diedi uno o due baci sulle guance, non quel semplice strofinarsi reciproco che
non sa di niente, tastando allo stesso tempo la sodezza delle carni, in
particolare del seno. La mia prova del nove. Se il gioco riesce sono ad un buon
punto, pensai. Con lei è andata proprio così. E fui portato a continuare, ad
andare oltre. Mi masturbavo al pensiero di lei. Col pensiero di lei. Almeno
penso.
Ma forse erano sogni. Una donna per ogni stagione. I piaceri
erano pochi, e piccoli. Non sapevo estenderli ad altri ambiti. Ero imperfetto
anche in questo. Ma non me ne rammaricavo.
Mi stancai presto. Le solite storie, ogni volta le
stesse fantasie, in mancanza di azioni che, sia pur ripetitive, almeno
avrebbero il pregio di essere reali. E invece, il mio rifugio erano i sogni, e
nemmeno tanto spontanei. Qualche volta stretti dentro la vasca da bagno,
giocando a scendere sotto il pelo dell’acqua, non molto calda. Tenevo gli occhi
aperti, e da poco avevo imparato anche a farfugliare frasi incomprensibili a
bocca aperta, riuscendo a non ingurgitare acqua, una cosa che risultava
incomprensibile perfino a me stesso. Io parlavo ma ovviamente lei non poteva
capire, le parole che pronunciavo mi restavano in gola, non erano per nulla
chiare, e stando così le cose, mi divertivo a recitare frasi che erano libertà,
quanto di più trasgressivo potessi immaginare e, Ti amo Mara, urlato a
squarciagola, senza capire il vero significato delle parole, o dell’intera
dichiarazione, tutto spontaneo, ma trattenuto fin da quando l’ho conosciuta.
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