meridiani e paralleli
Letture in corso - Scritture in corso
Lettori fissi
giovedì 18 aprile 2024
Destinazioni
mentre ti leggo provo a figurarmi la tua immaginazione, la tua capacità di immaginare, il momento esatto in cui cominci a scrivere per dare forma alle idee che ti crescono dentro, arrivate chissà da dove e covate a lungo prima di sbocciare.
mercoledì 20 marzo 2024
Orfane bianche
lunedì 4 marzo 2024
Quella è calda.
Quella è calda, basta vederla e ti accorgi subito che le schiumano le fregole da tutti i pori. E io che mi facevo problemi, sempre mi sono fatto di questi problemi perché chissà che cosa pensavo, è questo che vuole?, ma per chi m’ha preso, a soreta, a mammeta e via discorrendo, questa invece, non ci sono dubbi, non potevo sottrarmi, c’ha un culo che mi canta le serenate a scena aperta, e io resto imbambolato ad ascoltarla, con quei pantaloni neri e stretti, poi, hai voglia quante cose farei, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Qualsiasi cosa, non si faccia problemi a chiamare, ma mi è venuto subito in mente che di problemi non me ne sarei fatti proprio, anzi, sto qua a completa disposizione, come mai mi era successo. Questa tipa è il miracolo fatto donna, e proprio a me stava capitando. Che fortuna!
Entri, non stia sulle scale, faccia come se fosse casa sua, la invitai a entrare con la scusa del pagamento dell’affitto, come se quel monolocale che avevo preso per qualche giorno non fosse effettivamente casa sua. Per questo si era messa a ridere. Ma secondo me già pregustava l’avventura con lo straniero. Certe donne si legge in faccia le voglie che hanno, non sono capaci di nasconderle quando proprio non ce la fanno più, e che so, scemo?, non me la faccio scappare affatto.
Possibile che non faccio in tempo ad aprire la porta che questa qua già sta pensando a spogliarsi? Mi ha preso di sorpresa, non ero per niente pronto, e chi se l’aspettava una storia del genere? Mica capita tutti i giorni, perché quando vedo una femmina il primo pensiero che mi viene è quello, se poi ci si mette anche lei, allora la cosa è bell’e combinata. Non per discolparmi, ma questa stavolta ci ha messo proprio del suo. Non che sia una colpa avere voglia di scopare, intendiamoci, ma è giusto dire come stanno le cose, cioè, come sono andate, io me ne stavo per i fatti miei, è stata lei che mi ha chiamato.
Io non è che so contarle bene le cose, tutti i pensieri ce li ho dentro, ma all’occorrenza provo a farli uscire solo che non sempre vengono come vorrei e perciò c’ho bisogno di spiegare meglio le cose. Che poi, mi dico, non è che li devo spiegare a qualcuno i miei pensieri, basta che li so io, però certe volte mi gira l’uzzolo di cedere e se qualcuno mi chiede come è andata con quella, allora invece di inventarmi su due piedi una storia, me la vado preparando, che così sembra che è stata una cosa realmente accaduta, e non mi chiedo nemmeno se quello ci crede o no, l’importante è che sembri una storia verosimile.
Se c’è qualcuno che mette in dubbio i miei pensieri, perché mi fa una domanda a trabocchetto, cerco di prendere tempo, di arrampicarmi sugli specchi, senza però darlo a vedere. Sembra che mi debba giustificare di qualcosa, sto sbagliando tutto. Facciamo allora che non ho detto niente di queste ultime riflessioni e torniamo a quella là.
Dov’eravamo rimasti? Che il mio birillo si era già intostato prima ancora che si spogliasse del tutto, altro che non ero preparato! Io no, ma lui appena sente odore di fessa non sta a perdersi certo in chiacchiere. Così lei si butta sul letto, spalanca le gambe e si mette a aspettare. Che faccio?, mi mollo ovviamente, anche perché nel frattempo lei non è rimasta molto a guardare, sembrava non aspettasse altro, ha preso il mio coso e se l’è infilato dritto dritto là dentro, in mezzo alle cosce, sembrava un’ossessa e com’era vorace, al punto che mi sono chiesto se dovevo temere per la mia virilità. Non si sa mai in questi casi, è bene guardarsi alle spalle, ma anche… le palle. Ma andò tutto bene, anzi benissimo, andò come non era mai andata.
Non saprei come raccontarla questa storia imprevista. Forse sono quelle che riescono meglio. Non è stato soltanto uno spingersi e un tirarsi addosso l’un l’altra. Le ho schiacciato le tette ma senza farle del male, tutt’altro, pareva godesse ogni volta che affondavo i denti in quei bottoncini, che sembravano di ebano e di altri colori, per quanto erano duri e chiazzati a causa dei morsi. Era un piacere anche per lei, che gridava, erano proprio voci di piacere, non c’erano dubbi, perché più li stringevo e più ne voleva.
Era affamata, insaziabile e anch’io, che non sono mai stato un campione di resistenza, in quell’occasione tutto è andato in maniera perfetta. Più affondavo e più mi sembrava di averne, la forza la prendevo anche da lei, che assecondava le spinte come per una danza in cui il ritmo cresceva in maniera direi parossistica.
Dove l’ho trovata la forza ancora non riesco a spiegarlo. Temevo persino che il cuore, ma anche altro, potesse scoppiare, il fiato non c’era più ormai, tutto si svolgeva in un’apnea delirante. Non sapevo di essere in grado di tanto. Anch’io provavo dolore, o forse mi confondo, non solo nel ricordo, perché quando l’ha preso in bocca, durante una pausa, ho rischiato davvero di vederlo mozzato per sempre. Succhiava e strappava anche coi denti, come se dovesse scuoiare un coniglio con fauci possenti. Era comunque un dolore piacevole, frammisto con fasi di voluttà mai provata prima.
Era calda, altro che, caldissima, e il letto si stava smollando da quanto veniva sollecitato. Se ad ogni cliente riservava un simile trattamento avrebbe dovuto cambiare l’arredo ogni volta. Di certo dovrebbe aggiungere una tassa sul materasso insieme al prezzo della stanza, ma questo nella pagina delle prenotazioni online non poteva scriverlo, o solo come una voce extra che, semmai, avrebbe illustrato lì per lì al momento della consegna delle chiavi.
Ma perché mi sto perdendo dietro inutili particolari? Stavo così bene con quella e si mettono in mezzo questioni venali. Ho ispezionato tutto il suo corpo, i suoi orifizi, e anche lei ha fatto lo stesso con me, con la lingua e non solo. Anzi, il corpo ormai era solo un accessorio pressoché inutile. Non lo sentivo più, c’era altro che mi dava piacere, altro che non saprei descrivere, il corpo era un tramite, tutto passava attraverso di esso.
sabato 2 marzo 2024
La signorina Maria e il suo bestiario.
giovedì 15 febbraio 2024
Anche se fosse vero
Ho appena finito di leggere Anche se fosse vero, romanzo di Davide Antonio Pio, pubblicato dalla casa editrice Il ramo e la foglia.
Ciò che ho appena finito di dire, tuttavia, anche
se fosse vero, dovrebbe essere considerato alla stregua di una menzogna bella e
buona, perché una volta arrivati alla fine del libro non si può che
ricominciare a leggerlo dall’inizio, dal momento che non è esatto dire che
questo romanzo abbia una fine, anche perché è come se fosse composto da tanti
libri e ognuno si può leggere in maniera diversa dall’altro.
Leggendolo si ha come l’impressione che ci sia bisogno quanto meno di individuare
il filo rosso che unisce le storie perché qualcosa cominci a diventare chiaro. Non
sarà un caso che l’editore abbia inserito una piccola guida nelle ultime pagine,
allo scopo di farci orientare tra i tanti personaggi che si muovono qua e là.
Che sensazione mi lascia la lettura di questo libro? Non conosco l’autore
e mi sembra irriguardoso nei suoi confronti dire che la sensazione avuta sia
quella di essere stato preso, ma forse sarebbe più corretto dire portato, in giro per tutta la durata della lettura. Il
problema è mio, semmai, non di chi ha scritto il romanzo.
Durante la lettura è emerso un mio limite, e cioè non sono riuscito a
seguire l’andirivieni delle storie raccontate, forse perché ho letto il romanzo
senza prestare attenzione alle date poste in cima a ogni capitolo (sempre che di
capitoli si possa parlare). C’è da dire, a tal proposito, che i capitoli non sono esposti nell’ordine
cronologico in cui i fatti sono raccontati.
A questo punto mi tocca ritornare all’inizio e rileggere con più
attenzione, può darsi che così riesca a capirci qualcosa in più. O forse mi
sembrerà di leggere un altro libro, il che non sarebbe del tutto male. Due libri, e anche più, al prezzo di uno!
A una lettura poco attenta può sembrare che Davide Antonio Pio non sia
stato particolarmente generoso nei confronti di chi legge. Descrive i fatti
senza descriverli. Così anche per i ritratti. Solo qualche accenno, pochi
indizi, da cui il povero lettore deve partire per ricostruire la faccenda e se qualche
dettaglio viene perso allora la narrazione può apparire oscura.
L’impressione che ho avuto io è che l’autore abbia voluto lanciare
dei semi da cogliere per poter ricomporre la storia.
Non è un romanzo quindi per lettori pigri. Al contrario, chi legge è
chiamato a partecipare attivamente. Non è forse questo che uno scrittore
desidera? Che ci sia, cioè, un lettore complice nella costruzione della storia,
che disveli le mille facce di un racconto, anche quelle che lo stesso scrittore
non ha mai immaginato, o che ignora del tutto? Non è questo un modo di tenere in
vita l’opera nel corso del tempo? E non è anche questo il modo di scrivere che
interessa ai lettori attenti ed esigenti?
Questo romanzo è strutturato come una sorta di puzzle. Davide Antonio
Pio (o, se volete, Paride Ammonio Vio) ha distribuito le tessere lungo le
pagine del libro e al lettore non resta che l’arduo compito di ricostruire la
vicenda.
Il fatto è che le tessere appaiono difficili da incastrarsi tra di loro,
perché l’autore non è che abbia fatto molto per facilitare il compito. Non
sembra nemmeno immediato capire che rapporto abbiano fra di loro i vari personaggi,
le relazioni reciproche sono difficili da cogliere e l’impresa è resa ancor più
ardua dal fatto che a un nome a volte corrisponde anche più di un personaggio.
Anche se fosse vero è un
modo senz’altro originale di raccontare una storia. Avremmo bisogno di abituarci
a strutture del genere, per disavvezzarci dalle solite scritture lineari che
sembrano ormai aver fatto il loro tempo.
Un’opera da leggere? Senza alcun dubbio e soprattutto da rileggere
perché, in fondo, quanto a forma, ma anche a sostanza, in questo romanzo ce ne
sono abbastanza e la sua lettura non lascia indifferenti.
Un plauso agli editori che hanno avuto il coraggio di pubblicare un
lavoro che forse non diventerà un best seller ma che ha il pregio di far riflettere
sulle forme della scrittura. E di questi tempi non è poco.
Davide Antonio Pio - Anche se fosse vero - Il ramo e la foglia edizioni