Descrivere la vita mentre la vivo. Raccontarla nei minimi dettagli. Ma non sempre mi riesce. Non dico raccontarla, quanto viverla.
Vorrei descrivere tutto al presente. Perché poi non ricordo niente. Oppure perdo tante cose.
Quando penso di essere con lei, quando immagino i dialoghi, mi sembra di essere dentro un libro, dentro una storia già scritta. Capita a volte anche l’opposto. Che quando leggo, cioè, vedo nelle pagine scritte la nostra storia.
Insomma, ho la sensazione di essere sempre nei posti sbagliati, che non sono poi molti, giusto quei due o tre luoghi, fisici e non solo, fra l’altro confusamente assimilabili, in cui trascino la vita praticamente da un’eternità impassibile. O impossibile?
Alla lunga mi persuado di non avere niente da giustificare nei miei comportamenti. Forse solo perché non so, cioè non saprei come farlo.
Quando leggo, il momento in cui sono più sicuro di vivere. E quando sono in contatto con lei, che anche quando non c’è, comunque in me lavora in background, non si allontana mai, mi riempie la vita persino nel sonno, anche nei sogni.
Mi dice che non spiego mai niente, che di certe cose con lei non parlo mai, oppure che ne scrivo soltanto. Che sono pudico, ma non sento la sua voce, so però che si riferisce di certo ad argomenti di natura sessuale, così li definisce.
Ma io mi trattengo, sono discreto, non uso certi termini, e forse invece dovrei, ci sono nel vocabolario, fanno parte della lingua, parlata e non, e dovrei provare a dirglielo, tanto per cominciare, che vorrei farmi una bella scopata con lei, che vorrei che me lo prendesse in bocca e ci giocasse, dovrei provare ad essere più esplicito, senza bisogno di giustificazioni.
Ci ho anche provato a dirglielo, anche senza usare questi termini, ma dovrei liberarmi anche nell'uso della parola. Forse riuscirei ad ottenere qualcosa in più che un semplice …
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