Lettori fissi

mercoledì 10 luglio 2019

Cara amica - 4

Cara amica, ho indugiato un po' prima di riprendere a scrivere perché il caldo non mi ha lasciato scampo. Perché ho aspettato che la lieve brezza del mattino mi consentisse di respirare 
E poi, i tuoi occhi di miele mi fanno perdere la concentrazione. Più passano le ore più ci sprofondo ad una velocità incontrollabile.

Ho la sensazione che debba giustificare qualche comportamento non del tutto corretto. Un sentirmi eternamente in colpa per qualcosa che non so, che forse non ho nemmeno commesso. 
Vivo così da tempo. Un senso di colpa a prescindere. Ho poche certezze. È un grosso problema questo mio modo di sentirmi.
A volte non ho chiaro chi sia il destinatario di queste mie riflessioni. Potrebbe essere chiunque. Non una caratterizzazione ben definita.
Ancora una giornata nulla. Un altro giro di giostra, suggellato da un’altra luna nuova, l’ennesima. Quante dovrò viverne ancora? Mi stancheranno prima o poi. Mi stancherò.

Mi ha confessato che le manco. Che vorrebbe vedermi. Forse più spesso. Mi ha detto tante cose negli anni. Che vorrebbe fare l’amore con me. Che vorrebbe un figlio. Che nel suo progetto di famiglia ne vorrebbe anche più di uno. Ha già scelto i nomi. 
Mi ha detto che mi ama. Io non so se crederle. Non so se davvero qualcuno è mai stato interessato a me, alle mie sorti. Se qualcosa ho rappresentato per chicchessia. Sembra sincera. Ma non sono pronto o non mi sento all'altezza. E forse nemmeno lei. 
Cosa ce ne faremmo allora dei nostri corpi? Cosa delle nostre storie? 
Non mi sento di abbandonarmi a lei. Di darmi a lei. Anzi, a nessuno, a dire il vero. È già tanto che riesca a sopportarmi così come sono.

Si sveglia di notte per comunicarmi tutto questo. Mi sveglia di notte. Non so che fare.
Tutti sanno cosa fare. Solo io arranco, ed anche con enorme fatica. Pochi passi. Solo qualche pagina stanca. Mi riprometto di non mangiare più. Cioè, di mangiare il minimo indispensabile per sopravvivere. Ma non mi riesce bene nemmeno questo. Sto aumentando di peso impercettibilmente. Devo correre ai ripari. O forse sarebbe sufficiente correre e basta. Ma mi manca la forza ed ho tanta confusione in testa.

Vivo un’altra vita quando leggo. È il mio sballo preferito. La lettura mi porta lontano. Non c’è niente di tutto il resto. Né giorno né notte. Né fatica e nemmeno il lavoro, il domani. Ed è sempre più così. Il tempo della lettura non è per nessun motivo tempo sottratto alla vita. Tutt'altro. Esisto solo in quei momenti. E un po’ anche quando dormo, nei sogni. Mi chiedo se sia normale.
Ma leggo non per imparare. Solo qualche suggerimento per una vita meno arida. Per trovare qualche risposta di cui appropriarmi o da rivendicare come mia quando voglio fare una battuta un po’ originale, più o meno intelligente che la faccia sorridere almeno un po’. Faccio la mia bella figura. Tanto, non lo scoprirà mai. Legge altro.
Ho bisogno della lettura, la mia unica cura. Me la somministro in varie dosi nel corso della giornata. Prima o dopo i pasti. Prima e dopo i pasti e, a volte, anche durante. Pastiglie, compresse, pillole, capsule in blister, sciroppo, in fiale, in crema, in vena. Comunque e ovunque. Rimedi vitali. Farmaci essenziali.

Siamo come amici che si raccontano delle cose, anche intime. Però a volte non riesco a raccontarle nemmeno a me certe cose. Per questo provo a scriverne ma alla fine di ogni lavoro mi accorgo che non ho scritto niente, che ne so meno di prima.

Ho più di una donna in testa. A volte nello stesso tempo. Ma non riesco a star dietro neanche ad una. Dovrei adeguarmi ai loro linguaggi, ogni volta diversi. Dovrei seguirle in tutte le loro metamorfosi. Cambiano anche a seconda del momento della giornata in cui leggo. E anche a me piacerebbe sognare di essere un uomo. Di quelli veri. 
Quando ancora facevo l'amore non sempre ero soddisfatto. Non capivo nemmeno se l’accompagnatrice di turno aveva tratto un qualche piacere da quel rapporto. O forse non volevo saperlo. Mi illudevo che tutto era andato bene, almeno per lei. 
Non ero di quelli che, una volta finito il rapporto sessuale, aveva subito voglia di ricominciare. O forse sì, però non c’erano le condizioni. Avevo bisogno di un lungo periodo per ricaricarmi, che poteva durare anche giorni. 
Nei momenti migliori, quando le energie fisiche e soprattutto mentali in qualche modo mi soccorrevano, andava bene se il giorno successivo ero pronto per un’altra impresa sessuale. Altrimenti poteva passare tanto tempo, con la conseguenza che il rapporto si raffreddava e mi toccava cominciare di nuovo dall'inizio e prima di un'altra scopata ce ne voleva.
Non doveva essere così una storia. Anche nell'immaginazione doveva essere diversa. Non che sia esperto di queste cose, però mi pareva che dovevano prendere un’altra piega. Invece, anche in queste situazioni, le solite incapacità.
Vorrei sceglierne una e continuare con lei. Solo con lei. Non so già per quanto tempo. Non ancora. Quella con gli occhi di miele, ad esempio. Quantomeno riesco facilmente ad identificarla. Adesso non so dove sia.  Vorrei un abbraccio, per sondare la consistenza del seno.
È un termine di confronto che ha la sua utilità. Dai, mi viene da chiederle, fammelo vedere, tanto per cominciare. Poi passerò alla fase due, che non ho ancora programmato, però a quel punto penso che dovrebbe venire naturale. Una seduta di sesso, intendo. Del resto, non abbiamo altro o molto di cui parlare. Mi piacerebbe anche introdurre nuovi argomenti, mai affrontati, però lei non è che abbia tutta questa gran voglia di parlare.

(continua)

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