I ricchi, si sa, solitamente lo sono a discapito di altri, dei poveri, degli emarginati, degli sfortunati, è così da sempre, anche se a volte lo dimentichiamo ed allora forse sarebbe bene non dimenticare che i ricavi e i profitti realizzati sulle spalle degli altri, pur essendo comunque deprecabili, si possono fare in tanti modi.
Nel ‘600 un giovane mercante fiorentino, tale Francesco Carletti, aveva scelto di arricchirsi praticando l’esecrabile pratica del commercio degli schiavi.
Partiva, insieme al padre Antonio, dalla Spagna e navigando arrivava alle isole di Capo Verde, in pieno oceano Atlantico, comprava gli schiavi e li rivendeva in America.
I guadagni erano comunque lauti anche se vi erano delle spese da sostenere, le licenze reali da comprare dalla Spagna, i diritti da pagare uscendo da Capo Verde, il noleggio fino alle Americhe e poi, anche se neri e selvaggi, qualcosa bisognava pur dar da mangiare agli schiavi durante le lunghe traversate atlantiche.
Lo schiavo per i mercanti era una merce qualsiasi ma in fondo era riconosciuto come un essere umano e in quanto tale meritevole di essere battezzato. Infatti la cristianizzazione, richiesta dalle gerarchie ecclesiastiche, era un requisito fondamentale per la commercializzazione.
Anche la Chiesa aveva la sua parte in questo turpe commercio quindi con l’imposizione della religione del più forte agli schiavi, prima di essere imbarcati sulle navi negriere.
Gli schiavi, essendo una merce destinata per la maggior parte ad essere utilizzata in lavori pesanti, dovevano avere buona costituzione, essere giovani e forti, con denti sani e robusti.
Prima di concludere gli affari quindi i mercanti li sottoponevano ad un attento controllo e ad un rigoroso esame delle condizioni fisiche, così come ancora oggi si fa nelle fiere del bestiame, in ogni parte del mondo e quando l’affare veniva concluso provvedevano a marchiarli a fuoco sul petto o sulle spalle per riconoscerli dagli schiavi comprati da altri mercanti.
La tratta degli schiavi, iniziata fin dall’inizio del sedicesimo secolo, è andata avanti anche nei secoli successivi, facendo la fortuna dei mercanti europei, fino alla metà dell’ottocento, quando ufficialmente venne dichiarata l’abolizione della schiavitù. Tuttavia lo sfruttamento e la schiavitù, anche se in forme diverse, esistono ancora oggi in tante parti del mondo.
È bene non dimenticare le nostre responsabilità in tutto questo quando vediamo nell’immigrato, costretto da vari fattori ad allontanarsi dal proprio paese, nient’altro che un delinquente da respingere e da abbandonare al proprio destino.
Del commercio degli schiavi e di altre peregrinazioni intorno al mondo, il Carletti, al ritorno dai suoi viaggi, “ragionava” con il Granduca di Firenze.
Francesco Carletti - “Ragionamenti del mio viaggio intorno al mondo” – Mursia Editore - 2008
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