La causa e l’effetto. Il prima e il dopo. Una spinta, un
passo, una meta, un fine.
Non so bene quali di questi estremi opposti rivestano il
ruolo più importante, più determinante, più decisivo per le mie azioni.
Provo a spiegarmi con esempi tratti dalla vita di tutti i
giorni.
Quando mangio, a pranzo, o più spesso a cena, mi piace accompagnare
un formaggio stagionato o anche delle fette di salamino piccante con uno o più
bicchieri di buon vino. Ma dopo un po’ non sono più in grado di capire, non
certo perché ubriaco, se continuo a mangiare per bere il vino, oppure se bevo
per poter continuare a mangiare. È che mi piace e vado avanti così, senza
curarmi di trovare una risposta. Così è per il caffè alla fine del pasto. Non
so a quali di questi alimenti attribuire la giusta rilevanza e in quale ordine.
Questi dubbi, indecisioni o ignoranze, me li porto dietro
anche nella scrittura, che rappresenta uno dei poli della dialettica. L’altro è
la vita.
Vivere per raccontarla, come ha detto qualcuno, o scrivere,
prima, fissarla su carta, come un copione, e poi viverla, rappresentarla sul
palcoscenico del mondo?
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