Il suono della sveglia a stroncare vite umane, realtà che
faccio fatica a recuperare, vite spezzate, falciate, improvvisamente, in un
istante, nel pieno della loro giovinezza, e c’ero anch’io, sempre anch’io, a
guardare le foto insieme a lei, questo è mio padre, mi sorprese l’altezza, la
foto non era chiara, era colto nel momento in cui scendeva le scale di un
edificio non ben definito, accanto a lui, che indossava un vestito in bianco e
nero, un altro, e questo è tuo fratello, azzardai, ma no, questo è mio figlio,
allora, nascondendo la sorpresa che la notizia di un suo figlio mi suscitò, mi
giustificai ripetendo che, la foto non è chiara, anche lui stava scendendo le
scale, o forse no, ora ricordo, era come appollaiato sul bordo di un gradino,
nell’atto di spiccare il volo, mi piaceva stare con lei, sfiorare con il viso i
suoi capelli, lunghi e arrotolati, che scendevano ordinati sulle spalle,
profumavano, di niente, mi piaceva stare ad ascoltare i suoi racconti, di
quello che c’era attorno non mi interessava nient’altro, gente intenta a
pregare, a seguire rituali, una vecchia chiesa di campagna, dove non sarei mai
arrivato se non mi fossi inoltrato su per sentieri verdi e pieni d’acqua,
seguendo un amico di vecchia data che voleva farmi vedere la sua nuova casa,
appena costruita, un terreno dove coltivava anche, avevo ritrovato interesse
per le cose e salimmo lentamente per quei declivi, facendo attenzione alle
pozzanghere, ai solchi, dove stavano per nascere nuove piantine, avevo cambiato
vita, e là, quasi in cima, una cappella, da poco restaurata, dopo essere
rimasta sconsacrata, dimenticata dagli uomini, per secoli forse, ma non da Dio,
perché lo spirito era sempre presente, non ci voleva molto a capirlo, lo
spirito divino mi ha aiutato a trovare la strada, quanto tempo siamo rimasti a
parlare, ci piaceva discorrere delle nostre cose, scoprire, per mezzo delle
sole parole, le nostre vite, quanto tempo solo a guardarci, senza bisogno
d’altro.
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