Chiarisco subito, uso la prima
persona perché mi basto, non ho bisogno di nessuno, non mi servono dialoghi per
illustrare particolari, posso fare tutto da solo, senza distrazioni,
risparmiando energie, per me è una questione vitale, una questione di economia,
introdurre altri personaggi per chiarire situazioni, o solo per puro piacere,
estetico, mi fa consumare la riserva di parole che ancora mi rimane, e non sono
così sicuro che siano rinnovabili, le parole, intendo, ho cominciato a scrivere
tanti anni fa, non ricordo più quando, e devo fare attenzione a non finirle, dovrò
lasciarmene un po’ per altri momenti, ed allora, è inutile che le sprechi per
introdurre una cuoca, oppure una cameriera, che fanno l’elenco degli
ingredienti di un piatto, posso farlo io, è sufficiente che approfondisca l’argomento,
magari chiedendolo anche alla stessa cuoca, o alla cameriera, ed ecco che ho
risparmiato un passaggio, che potrò utilizzare in altre occasioni, ad esempio
per una scopata veloce, quando ne ho voglia o persino necessità, che non sono poi
messe tanto male, né l’una né l’altra, e comunque quando vengono certe voglie
non sempre si può scegliere, non si può mica andare per il sottile, bisogna
accontentarsi, prendere quello che viene, e quella volta era stata la cameriera,
che aveva un corpo che portava di qua e di là facendomi girare la testa a forza
di seguirla quando si allontanava dal tavolo, dopo aver servito una squisita
orata, almeno dall'aspetto, e l’occhio, si sa, vuole la sua parte, ed i miei
già cominciavano a far decollare tutto il sistema della digestione, tutto
comincia da lì, e anche a giudicare dal profumo, e chi può dire che il profumo
non faccia parte della prelibatezza di un piatto, il piacere comincia ad
avvertirsi più in profondità, più intenso, quando il rosmarino ed il
peperoncino, o una sua variante, cominciano a stuzzicare le narici, le mucose
del naso, e da lì a mandare messaggi al cervello che, senza por tempo in mezzo,
ha già elaborato un giudizio inequivoco, che da lì a poco sarà confermato anche
dagli altri organi di senso, quell'orata al forno è, non ci possono essere dubbi,
assolutamente squisita, appetitosa, e la cameriera che me l’aveva appena
servita, non poteva non sottostare alla proprietà transitiva che nella mia
mente applicavo anche in ambiti non strettamente matematici, queste proprietà
dovranno pur servire ad altro che non solo a soddisfare le menti perverse dei
matematici, ed io avevo trovato una pratica applicazione che si confaceva alla
situazione che avevo davanti, quel culo che si allontanava dal tavolo al quale
ero seduto, mi stava facendo venire una voglia irresistibile, lussuriosa, di
lei, e non avrei perso tempo, giusto il necessario, per completare il piatto
che aveva preparato con le sue preziose, l’avrei scoperto più tardi, con le sue
preziosissime mani e avrei varcato la soglia del magazzino, nascosto agli occhi
dei clienti da una tenda verde che scendeva morbida fino al pavimento, una
sorta di dispensa improvvisata, piena di scatoloni di passata di pomodoro, di
bottiglie e di mille altri ingredienti, in confezioni dalle più svariate
dimensioni e forme, per saltarle addosso senza esitazione, chissà cosa aveva
messo nell'orata, qualcosa che mi aveva procurato un’eccitazione che, unita al
ballare scomposto di quelle chiappe ben sode, aveva fatto il resto, ed il resto
può, sì, essere tante cose, ma per me, in quel momento, quello che più mi
interessava era lei, il resto era suo culo, le sue tette, la sua farfalla, era
lei, che mi aspettava chissà da quando, altrimenti, perché mai avrebbe
infarcito il pesce con quella droga, ne ero certo e con questa sicurezza, mi
ero avviato e niente e nessuno avrebbe potuto fermarmi, altro che tempi, altro
che persone e punti di vista, e non mi sono fermato nemmeno quando, dopo aver
fatto l’abitudine alla penombra della dispensa, ho prestato maggiore attenzione
al suo viso, alla peluria che sembrava circondarlo e che, in qualche modo poco
felice e con scarsi risultati, cercava di simulare, ma quando finalmente arrivai
a toccarla, non c’era più nulla che poteva nascondere ai miei occhi nemmeno i
baffi mal curati, e comunque ormai ero arrivato ad un punto che non potevo tirarmi
indietro, non potevo trattenermi, ed anche lei, era evidente che si trovava al
limite, il giorno dopo, o la sera stessa, se il lavoro le avesse fatto
conservare un briciolo di tempo, di forza e di concentrazione, avrebbe
applicato una buona ceretta e per altre due o tre settimane era a posto, poteva
presentarsi con un’altra immagine, ma in quella situazione, io non badavo certo
a particolari di così poca importanza, certe voglie, se possibile, vanno
soddisfatte subito, ed io la possibilità me l’ero creata bene, anche questa
volta, e per di più non avevo nessuna intenzione di lasciarmela sfuggire, a
qualcosa dovrà pur servire questa confidenza più che decennale con le parole, e
i risparmi degli ultimi anni, l’oculatezza con cui le avevo usate, e comunque
l’esperienza acquisita, non mi facevano di certo venire sensi di colpa per come
le avevo impiegate in questa avventura, ormai non devo più dar conto a nessuno,
nemmeno a me stesso.
1 commento:
ma la cameriera che fine ha fatto?
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