Mi avvicino e mi dice no, e non
capisco perché, non ne capisco le ragioni, se è infastidita o ha paura, anche
se non riesco ad immaginare di cosa, e però mi capita spesso di non capire,
forse mi conviene così, ma insisto, forse cederà, non potrà resistere a lungo,
lasciami stare, non voglio, e continuo a non capire, la preoccupano pensieri,
paure, ma non c’è anima viva in giro, non deve dar conto a nessuno di quello
che fa, non capisco il motivo di tanta resipiscenza, vorrei portarmela a letto,
ma va bene anche sul tavolo della sala, quali sono i tuoi timori, non so
capire, non mi rassegno, siamo soli, solo noi due, la prendo per un braccio,
cerca di liberarsi, mi procura una lacerazione nella camicia, che adesso pende
di lato, sulla spalla sinistra, un brandello di stoffa strappata che non mi
procura un dolore particolare, stavo pensando a come reagire, a come fargliela
pagare, ma non ero buono nemmeno per questo, non avevo una mossa pronta, avrei
atteso il momento giusto, prima che si liberasse del tutto della mia presenza,
volevo inscenare un dolore che non sentivo, farla sentire in colpa per qualcosa
che neanch’io avevo ben chiaro, forse per non aver accettato di soddisfare le
mie voglie, qualunque cosa ciò potesse significare, perché forse non avevo le
idee chiare su cosa volevo da lei, o meglio, ero tormentato dai dubbi e non
sapevo uscirne, non era amore, questo lo sapevo, ne ero più che sicuro, non
poteva esserlo, l’amore è un’altra cosa, che non saprei definire, è qualcosa
che si sente, ed in quei momenti di lei volevo solo il suo corpo, che mi
assecondasse nelle mie voluttà, poteva bastare, e non sapevo se quella persona
ero ancora io, oppure nel frattempo mi ero trasformato, grazie alla forza
dell’immaginazione.
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