Un vecchio centenario, forse
ricoverato in un ospedale, racconta a qualcuno, a volte a se stesso, episodi
della sua vita, della sua famiglia e della storia brasiliana degli ultimi due
secoli.
Brevi capitoli che sintetizzano
momenti del passato.
A volte parla ad un’infermiera, a
volte invece si rivolge alla figlia, o ad un’altra persona, impegnata a
scrivere i suoi resoconti, i suoi ricordi, le sue memorie, soprattutto quelle
riguardanti la moglie Matilda, altre volte a se stesso.
Alla fine però, inevitabilmente i
ricordi si confondono, si sovrappongono, le memorie si affannano. Chi narra può
essere il degente, oppure anche uno dei suoi tanti parenti, lui che ha vissuto
cento anni, ma anche di più, forse anche due secoli, non importa il tempo, a
costruire questa narrazione sono in tanti, che spesso si sovrappongono, in
un’unica voce narrante, che si estende e distende avanti e indietro nel tempo
senza avvisi per il lettore, il quale si ritrova sballottato qua e là nel tempo
e nello spazio, senza che però che questo andirivieni provochi smarrimento,
anzi, la lettura scorre liscia, senza creare particolari turbamenti, è uno
stile a cui ci si abitua ad affeziona presto, ed anche in ciò sta la grandezza
di questo cantautore prestato alla letteratura, o viceversa, dal momento che la
scrittura è stata da sempre una sua grande passione, prima ancora che la musica
lo facesse diventare famoso.
Chico Buarque de Hollanda - Latte
versato - Feltrinelli - 2010
Titolo originale: Leite derramado
Traduzione di Roberto Francavilla
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