Non è difficile intuire che dietro il personaggio denominato S. si nasconde il vero premio Nobel José Saramago. Del resto anche lo pseudonimo dello sconosciuto autore Domingos Bomtempo riecheggia Mau-Tempo, un personaggio di un’opera di Saramago.
Non si può quindi non pensare a Saramago ed alla sua figura nel leggere questo libro.
Ma per chi ama e conosce un po’ Saramago, solo un po’, nemmeno tanto, direi che le similitudini col grande portoghese finiscono qua.
La figura di Saramago non esce molto bene dalla lettura di questo lavoro, anzi, direi proprio che cose peggiori di quelle che si leggono qua e là nel corso del romanzo sul Nobel portoghese forse non si potevano pensare e scrivere.
Di questo gioco alla denigrazione è oggetto anche l’amata, nella realtà, moglie Pilar, che invece nel romanzo sembra non perdere occasione di cornificare di continuo il vecchio scrittore, al punto che il romanzo in alcuni punti appare un banale racconto pornografico.
Luoghi comuni si ripetono di continuo nel testo, S. è di continuo ossessionato, fino alla paranoia, da un altro scrittore portoghese, in cui non è difficile riconoscere António Lobo Antunes, se la prende con uno scrittore italiano, di certo Tabucchi, che pretendeva rubargli l’idea di scrivere un romanzo su Fernando Pessoa, e il personaggio S. ne ha anche per Moravia e persino per Dario Fo, a cui è stato assegnato il premio Nobel prima che allo stesso Saramago, insomma il libro più che un divertissement, come riportato nella copertina del libro, sembra piuttosto un esercizio letterario di qualcuno che attinge qua e là all’opera di Saramago, senza che sia chiaro lo scopo di questa attività.
Una trovata editoriale forse poco lodevole della pur degnissima Cavallo di Ferro, la casa editrice che ha fatto conoscere questo romanzo, e qualcuno ha avanzato dei dubbi persino sul fatto che sia stato scritto in portoghese e tradotto in italiano.
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