Iniziato sotto buoni auspici, di quei romanzi dove c’è di mezzo un libro, ed i suoi poteri magici, ho cominciato a leggerlo con interesse, un po’ anche incuriosito dalla pubblicità che si è fatta attorno a questo scrittore, no, non che mi sia fatto convincere dal numero di copie vendute, anzi, quando sulla copertina di un libro c’è scritto in bella evidenza “best sellers”, ebbene, quella sorta di sigillo mi suggerisce che non è proprio il libro che fa per me, niente di tutto questo può spingermi a spendere un euro per comprare un libro del genere, si è trattato piuttosto di una coincidenza che ha fatto sì che nello stesso giorno vedessi il libro in mano a due persone diverse, e alla seconda, alla fine, l’ho chiesto in prestito, solo il tempo della lettura.
È scritto bene, da uno che conosce i meccanismi della narrazione, che sa come tenere in sospeso le aspettative del lettore, il quale vuole continuare fino al prossimo capitolo, solo per vedere come va a finire quell’episodio, quella tal storia iniziata alcuni capitoli prima e che pian piano si intreccia con altre storie, lasciate a metà e che all’improvviso distilla qualche particolare che potrebbe incrociarsi con altri eventi narrati e anche preannunciati, ecc. ecc. ed allora il lettore è portato a continuare ancora un po’, ancora altre pagine, lasciando da parte qualche impegno, rimandando un appuntamento, saltando persino la cena, perché quel libro, quello di cui si parla nel romanzo, e da cui ha mutuato il titolo il romanzo di Carlos Ruiz Zafón, l’Ombra del Vento, sta proprio interessando quel lettore curioso, che cade nelle trappole tese dall’autore, si trova così costretto a continuare, perché vuole vedere come va a finire una certa storia, ecc. ecc., perché di certo quella ragazza cieca qualche ruolo ce lo deve avere, non può essere che ad un certo punto scompare e non se ne sappia più nulla, non può essere che sia servita solo per una storia fuggevole con il protagonista, sia pur per un rito di iniziazione amorosa e forse sessuale, perché comunque la storia di questo ragazzo, Daniel, perso tra i libri dimenticati e storie di misteri ed intrecci dovrà pur finire in qualche modo ed io penso che poteva finire anche dopo le prime duecento pagine e visto che per arrivare alla conclusione del libro dovrei leggerne almeno altre duecento e mi sono stancato di rincorrere le fantasie dell’autore, ebbene, lo metto da parte, anzi lo restituisco alla mia vicina di casa che me l’aveva così amorevolmente prestato, la ringrazio e passo a qualcosa di più interessante.
Coordinate: disperse qua e là tra troppe pagine, che potevano essere anche di meno, ma infinitamente anche di più, tanto non sarebbe cambiato nulla, ed infatti con “Il gioco dell’angelo” Zafón ha continuato ed è andato anche oltre, fino ad usare oltre 650 pagine, non che la letteratura si valuti in base al numero di pagine scritte, ma perché tediare il lettore con il trito e ritrito? O forse ognuno scrive quello che vuole e come vuole e la prossima volta dovrò essere più attento a non farmi tentare dalle vicine di casa.
Carlos Ruiz Zafón – L’ombra del vento – Mondadori – 2004
Traduzione di Lia Sezzi
È scritto bene, da uno che conosce i meccanismi della narrazione, che sa come tenere in sospeso le aspettative del lettore, il quale vuole continuare fino al prossimo capitolo, solo per vedere come va a finire quell’episodio, quella tal storia iniziata alcuni capitoli prima e che pian piano si intreccia con altre storie, lasciate a metà e che all’improvviso distilla qualche particolare che potrebbe incrociarsi con altri eventi narrati e anche preannunciati, ecc. ecc. ed allora il lettore è portato a continuare ancora un po’, ancora altre pagine, lasciando da parte qualche impegno, rimandando un appuntamento, saltando persino la cena, perché quel libro, quello di cui si parla nel romanzo, e da cui ha mutuato il titolo il romanzo di Carlos Ruiz Zafón, l’Ombra del Vento, sta proprio interessando quel lettore curioso, che cade nelle trappole tese dall’autore, si trova così costretto a continuare, perché vuole vedere come va a finire una certa storia, ecc. ecc., perché di certo quella ragazza cieca qualche ruolo ce lo deve avere, non può essere che ad un certo punto scompare e non se ne sappia più nulla, non può essere che sia servita solo per una storia fuggevole con il protagonista, sia pur per un rito di iniziazione amorosa e forse sessuale, perché comunque la storia di questo ragazzo, Daniel, perso tra i libri dimenticati e storie di misteri ed intrecci dovrà pur finire in qualche modo ed io penso che poteva finire anche dopo le prime duecento pagine e visto che per arrivare alla conclusione del libro dovrei leggerne almeno altre duecento e mi sono stancato di rincorrere le fantasie dell’autore, ebbene, lo metto da parte, anzi lo restituisco alla mia vicina di casa che me l’aveva così amorevolmente prestato, la ringrazio e passo a qualcosa di più interessante.
Coordinate: disperse qua e là tra troppe pagine, che potevano essere anche di meno, ma infinitamente anche di più, tanto non sarebbe cambiato nulla, ed infatti con “Il gioco dell’angelo” Zafón ha continuato ed è andato anche oltre, fino ad usare oltre 650 pagine, non che la letteratura si valuti in base al numero di pagine scritte, ma perché tediare il lettore con il trito e ritrito? O forse ognuno scrive quello che vuole e come vuole e la prossima volta dovrò essere più attento a non farmi tentare dalle vicine di casa.
Carlos Ruiz Zafón – L’ombra del vento – Mondadori – 2004
Traduzione di Lia Sezzi
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