Le dita intrecciate, cercava di sostenere la tesi avversa. Ma chi lo stava a sentire? Solo vani sforzi, tentativi inutili. Tutto era già deciso. Solo io ero interessato a quello che diceva o almeno a come lo diceva, con quali espressioni, quali smorfie, quali forme del viso, gesti delle mani, sguardi e occhiate poco chiare in quanto a eventuali insinuazioni. E l’altro difensore era in attesa nel corridoio, girovagando avanti e indietro, forse ascoltando, forse pensando alla sua causa, a come discuterla, come fanno gli uomini che aspettano le mogli partorire.
Sono concentrato. Non mi disturbare. Sto pensando. Controllo il contenuto della cartella in pelle, un po’ consumata ai bordi a dire il vero, cerco i documenti che mi interessano, sfoglio le pagine, individuo il foglio, leggo le parole, mi accerto dei vari significati, vado oltre, circondo di un’aura quasi fantasiosa il (ma cosa vuole quella giacca verde, quasi camaleontico, che pronuncia a bassa voce qualcosa che non afferro, che mi fa soffrire?) (Accidenti! Mi ha distratto, ho perso il filo del discorso ecc. ecc.)…
(Ma cosa fa? Si alza? Mima lo scivolo verso il locale di sgombero?).
E’ impresa ardua riprendere, ricominciare da dove ho lasciato … (Non ci sta manco il letto con un comodino!).
Forse riuscirò ad esprimere qualche concetto, ce la farò a dire qualcosa. Non avviene in maniera automatica la spiegazione o meglio l’espressione di qualcosa, semplicemente aggiungendo parole a parole, mettendo in fila lettere, espressioni, vocaboli, formule vocali ecc…
Mi sembra di essere uno dei tanti, uno come tanti.
Aggiustiamoci la cravatta, per favore! Una strizzatina ai capelli, ma cosa sta dicendo? È quasi mezz’ora che sta parlando ma non è chiaro di cosa. Forse la sta portando alla lunga perché intende tramortire i contribuenti col veleno dell’alito, del respiro, dell’aria che emana, che lo circonda e lo soffonde.
… immotivata, apodittica, quasi laconica, carente sotto tutti gli aspetti.
Abbiamo capito, non possiamo stare a perdere altro tempo. La commissione non è un ente di beneficenza, un telefono aperto per chi ha bisogno di parlare, di …
Già da tempo, accorta dottrina prevede … cosa mai avrà fatto per dei capelli siffatti? Si potrebbe essere indotti a pensare …
Le dita mobili della mano sinistra gingillavano il labbro inferiore (atto regolarmente registrato), parecchio abbronzato. Qual è la misura, la quantità dell’abbronzatura del labbro, mi chiederete, quanta abbronzatura c’è in quel “parecchio”. È un peso che non è facile quantificare, non semplice da calcolare. Nel caso di specie il mistero (sic!) delle finanze è chiamato ad esprimersi in merito, attraverso il suo organo contabile, l’ufficio tecnico.
C’è stato un tempo in cui qualcosa è successo. L’oggi esiste perché c’è stato un ieri. E ieri esiste perché è successo qualcosa da raccontare.
Cominciamo a leggere, signori, cosa recita al punto 4 l’appello del contribuente. Il problema è la lettura della legge.
- Fratelli, leggiamo!
Interpretazione della legge di Dio.
Siamo nell’art. più volte richiamato: ai sensi dei sensi sensibili, come previsto dalla legge sulle pari opportunità di vivere secondo le proprie capacità e ad ognuno secondo le proprie necessità ecc. ecc.
Il Commissario Iguana osservò per un attimo il cielo, non ne trasse però dei buoni auspici e diede perciò la parola al contribuente, ossia al difensore che non riesce più a trovare la data in cui fu redatta la perizia di stima, dal geometra nonché direttore dei lavori del tempo, ma attenzione, un intervento dell’Iguana interrompe la relazione:
- Si ricorda la legge? Ma cosa avrebbe conferito? Un terreno? Ah, un terreno, va bene!
Usiamo spesso parole povere. Che peccato che anche nella lingua si facciano simili distinzioni. Quasi ci fossero parole ricche ed altre meno fortunate o addirittura povere.
- Cosa c’era su quel terreno alla data in discussione? Il punto è proprio questo. Chiarire cosa c’era. Cosa c’era?
C’è stato un tempo in cui un certo signore ha costituito una società. Ed oggi siamo qui a parlarne. Con gente che viene persino pagata per farlo senza peraltro molta partecipazione all’attività di sezione.
- Fratelli leggiamo!
L’elefante felice si disinteressa completamente a quello che avviene in aula. Attenzione! Clamoroso. Qualcosa è stata detta, sembra che si stia svegliando, quale meccanismo sarà scattato in lui? Da lontano, molto lontano, soprattutto lontano nel tempo, un messaggio è pervenuto e gli ha scosso la tranquillità interiore.
C’è una controversia che non si riesce a dirimere. Da cui non se ne viene fuori per nessuna ragione, per nessun motivo. E per l’elefante è tutto un brusio, un’apertura di vocali, che stonano, che disturbano e non ho capito (ma allora che senso ha la norma se non se ne deve tener conto? Io continuo a non capire perché vale il termine dei tre anni!).
Parla da solo, con riferimento all’oggetto di chi se ne frega di tutto.
- Arriviamo al conquibus!
A questo punto, che cosa succede? Che cosa succede? Che cosa succede?
La parte pubblica appella!
L’aria fresca, le correnti che si creano, il riscontro, fa ragionare meglio che in altre condizioni climatiche. La circolazione dell’aria è in qualche modo anche circolazione di idee.
Chi l’avrebbe mai detto? Da come argomenta, dalla convinzione che ci profonde, non sembra che le sentenze gliele scrive il figlio e lui, l’unica cosa che fa e studiarsele; l’inganno consiste proprio nel fatto che (sic et simpliciter) (cose semplici a volte poi diventano complicate) ci mette tanto impegno per convincere o forse per dimostrarsi convinto.
Nessun commento:
Posta un commento