Nessuno, di Pako Malara, è un romanzo costruito partendo da alcune parole chiavi: silenzio, vuoto, buio, assenza, rimorso per qualcosa di non fatto, non dato, non detto, rimpianto, specchio, resistenza, rinascita.
Punti fissi che ricorrono e ritornano, come a disegnare una mappa, per
non smarrirsi, per non perdere la strada, per risalire da certi abissi in cui
spesso si rischia di precipitare.
Ecco un esempio
di dialogo fra due personaggi, un passaggio significativo del testo:
«La vita non è un film. Non è un libro.
La vita …»
«… fa male»,
lo interruppe.
«Fa schifo. Ti svuota. Ti massacra. Lo
so. Ma forse è proprio per questo che vale la pena di provarci. Per dimostrare
che non ci ha distrutto del tutto.»
La vita è uno sprofondare, a volte necessario, in un abisso, per poter
poi risalire lentamente. È speranza di rinascita.
Ho letto con molta curiosità il romanzo di Pako Malara, dal titolo significativo
nonché evocativo: Nessuno.
La storia, nonostante le oltre 300 pagine del libro, è presto detta.
Ma no, non la dico, non è quello che conta, o non solo.
Bisogna leggerlo questo romanzo, pagina dopo pagina. Essere risucchiato
dagli eventi. Vivere il dolore che vibra tra le righe, e venirne fuori.
In queste pagine c’è un’attenzione analitica, a tratti persino morbosa,
a ogni particolare descritto. Niente viene lasciato al caso. Eppure si tratta
di una storia che si potrebbe definire smilza, ancorché densa e importante.
Una delle cose che colpiscono in questo lavoro è l’attenzione quasi
maniacale per ogni dettaglio, la perfezione delle descrizioni, che dipingono un
quadro che dà precisamente l’idea di quel che accade.
E nonostante questo si ha, allo stesso tempo, l’impressione, la
sensazione che non sia stato detto tutto, che ci sia molto altro ancora tra le
righe, dei vuoti che ogni lettore potrà colmare a piacimento, perché dalle
parole del testo possono nascere e scaturire mille altre storie, se solo si
presta attenzione al non detto, al non espresso.
Una scrittura intensa, profonda, densa. Un lavoro di ricerca della parola,
non una banale o scontata. Quella giusta, l’unica adatta a definire il concetto
espresso, i sentimenti evocati e suscitati.
Una prova di maturità letteraria all’esordio di questo giovane
scrittore.
Conosco personalmente Pako Malara ma leggendo Nessuno ho fatto conoscenza con un'altra persona.
È il bello della buona scrittura.
Nessuno è un romanzo necessario, che andava scritto, perché: Nessuno può salvarti da un dolore che non racconti.
Pako Malara - NESSUNO